Confcommercio Imprese per l’Italia per la provincia di Matera commenta la desertificazione dei centri storici e fa il punto sulla situazione che riguarda il territorio materano. Di seguito la nota integrale.
Cosi fotografa lo studio sulla evoluzione delle strutture commerciali e turistiche nelle città italiane dal 2008 al 2016 di Confcommercio Matera si discosta dal dato medio nazionale relativo alla chiusura degli esercizi commerciali in sede fissa nel centro storico: il calo è inferiore rispetto a quello medio registrato nella 40 città italiane di medie dimensioni.
Il dato emerge dallo studio di Confcommercio sulla “Demografia d’impresa nei centri storici italiani”.
Come cambia il volto delle città e come si stanno ridisegnando le periferie ed i centri storici dal punto di vista commerciale e turistico dal 2008 ad oggi, il ruolo del commercio ambulante e le proposte di Confcommercio per contrastare la desertificazione commerciale, questi i principali temi al centro dell’analisi condotta dall’ufficio studi di Confcommercio.
I 40 Comuni italiani campionati, di medie dimensioni capoluoghi di provincia in cui risiede l’11,6% della popolazione italiana, (tra cui anche la città di Matera), e tredici categorie distributive (non specializzati, alimentari, tabacchi, carburanti, computer e telefonia, mobili, e ferramenta, libri e giocattoli, vestiario e tessili, farmacie, ambulanti, altro commercio, alloggio, bar e ristoranti) – evidenzia Che tre il 2008 e il 2016 il numero di negozi in sede fissa è sceso del 13,2% nelle città italiane, un fenomeno più marcato nei centri storici che in periferia (-14,9% contro -12,4%).
A diminuire sono soprattutto le librerie e i negozi di giocattoli e abbigliamento, mentre per i benzinai si può parlare di vera e propria sparizione. In controtendenza solo farmacie e i negozi di telefonia. A fare da relativo contrappeso a questa emorragia di negozi è la crescita del numero di ambulanti, alberghi, bar e ristoranti. I primi aumentano globalmente dell’11,3% (addirittura del 36,3% nei centri storici), mentre i secondi crescono del 10,2%. Tutto ciò avviene soprattutto nel Mezzogiorno, dove le attività legate al turismo (bar, ristoranti e alberghi) crescono del 17,8% .
Nella città di Matera, tra il 2008 e il 2016 il numero di negozi in sede fissa, ha registrato un -3,2% nel centro storico ed un -14,7% in periferia.
Alberghi, bar e ristoranti registrano un più 54,9% nel centro storico ed un più 56,8% in periferia.
Il secondo dato è che, andando ad analizzare le dinamiche distinguendo tra centri storici e non centri storici di queste città, nei primi il tasso di riduzione dei negozi in sede fissa è meno elevato rispetto alle periferie (rispettivamente -3,2% e -14,7%).
In particolare, nei centri storici si registra una riduzione delle tipologie distributive di: articoli ricreativi (-21,8%), carburanti (-27,1), prodotti per uso domestico (-12,5%), informatica e telecomunicazioni (-11,1%), esercizi non specializzati alimentari e non (-10,1%), e crescono farmacie +26,7%), alberghi (+113,7%) bar e ristoranti (+45,6%). Nelle zone periferiche della città diminuiscono gli esercizi non specializzati alimentari (-29,7%), il settore informatico e di telecomunicazione (-25%), i prodotti no alimentari (-17,8%) e gli articoli ricreativi(-16,6%)
A livello geografico emerge, quindi, la crescita al Sud delle attività legate al turismo (bar, ristoranti e alberghi) ma soprattutto un vero e proprio boom del commercio ambulante che dal 2008 ad oggi ha registrato in quest’area un incremento del numero di attività pari all’85,6%, dato in controtendenza per la nostra città, dove il commercio ambulante registra un -24,2% nel centro storico, ed un 21,6% nelle periferie.
Tra le determinanti della desertificazione commerciale, oltre alle dinamiche demografiche e al calo dei consumi, il fenomeno può essere ricondotto prevalentemente ai canoni di affitto del centro più elevati rispetto a quelli delle periferie.
Confcommercio chiede quindi al Governo di adottare efficaci misure di agevolazione fiscale per favorire l’apertura e la sopravvivenza delle attività commerciali nei centri storici. E propone alle associazioni dei proprietari immobiliari di avviare un percorso comune per la revisione delle formule contrattuali e la riduzione dei canoni di locazione commerciale.
Da non sottovalutare, tra le cause, la carenza di servizi che rende meno attrattivi i centri.