Il portavoce regionale dei Verdi Mario Di Dio interviene sulla vicenda che riguarda numerosi insegnanti lucani penalizzati dalla riforma della cosiddetta “Buona Scuola”. Di seguito la nota integrale.
In questi giorni ho avuto modo di confrontarmi con tanti insegnanti e su diversi temi della cosiddetta “Buona Scuola” e più specificatamente alla chiamata diretta prevista dalla Legge 107 al dirigente scolastico ( non più Preside ma Comandante dell’Istituto) ed al Bonus premiale previsto dalla stessa legge.
Non dico che sono rimasto sconcertato da tanto disprezzo per la suddetta Legge, ma sicuramente un sentimento di smarrimento ha interessato anche la mia persona. Ciò premesso mi sembra opportuno fare alcune riflessioni personali sulla suddetta legge.
Innanzitutto immaginare un DS che pensa e riflette; che trascorre settimane intere a pensare a tutti i docenti che lavorano nell’istituzione scolastica che egli stesso dirige; che pensa e riflette sui possibili destinatari del bonus per il merito; che pensa alle persone come se fossero codicilli o numeri, mi ha portato ad avere una enorme pena per loro.
Il DS , che ha l’obbligo di osservare la Legge 107 e che ha l’onere di pensare a CHI possa essere giudicato per poi ricevere il fantasioso bonus, è una figura solitaria, che a me personalmente fa pena. Deve operare la scelta tra i “buoni” e i “cattivi”. Buoni e Cattivi che, nella sua mente solitaria sono, rispettivamente, i meritevoli e i non-meritevoli. A fargli compagnia, nella sua mano sinistra, una tazzina di caffè preparata con premura da qualche fedelissimo pasdaran della 107 anch’egli solitario prodotto della legge sulla buona scuola.
Ma, tornando serio, tutto ciò corrisponderà alla reale collocazione di ogni docente? Cioè, siamo tutti certissimi del fatto che i buoni siano meritevoli? E se, invece, i meritevoli fossero proprio coloro che il DS solitario colloca tra i cattivi? Il DS è solo. La Legge 107 gli concede la potenza assoluta del “pensiero unico” ed inappellabile. E così, pensando pensando, sceglierà i nomi dei docenti “buoni e cattivi” valutati sulla base dei criteri precedentemente definiti da un apposito Comitato di Valutazione e resi noti alla fine di un percorso.
Innanzitutto credo che non sia regolare procedere alla valutazione dei docenti con regole rese note al termine dell’anno scolastico; ma soprattutto, penso che non sia per niente “legittimo” operare procedure valutative differenziate in ogni scuola d’Italia. Gli insegnanti sono dipendenti pubblici che, nell’espletamento della loro professione condividono norme, diritti e doveri che sono uguali su tutto il territorio nazionale. evidentemente questo sfugge sia agli estensori sia ai sostenitori della Buona Scuola che , anche per questi importanti particolari, buona non è. Ecco, proprio come fanno i DS per i “buoni e i cattivi” insegnanti , penso che proprio buona non è. In conclusione, saranno forse buoni per la Buona Scuola, ma visto che la Buona Scuola buona non è…
Vediamo di approfondire la cosa. Nei mesi scorsi si è sentito tanto parlare del “bonus docenti meritevoli”, istituito dalla legge della Buona scuola, il quale prevede un compenso accessorio da attribuire a quei docenti assunti a tempo indeterminato (anche neoassunti) e part-time. I criteri per individuare i docenti meritevoli sono stati individuati dai comitati di valutazione di ogni scuola (sentiti, come è successo nella maggiori parte delle scuole, i collegi dei docenti), sulla base di alcuni indicatori definiti dal ministero. I DS “sceriffi”, al contrario, hanno preferito premiare i docenti che si sono impegnati nelle responsabilità organizzative, sul potenziamento, quelli che seguono la loro azione, mettendo invece, in secondo piano i criteri di efficacia didattica. Insomma una situazione al limite del “nepotismo” più squallido che penalizza i docenti che stanno in classe a fare il loro mestiere e premia quelli che dedicano il loro tempo al DS comandante.
Cioè questi “comandanti” della buona scuola hanno voluto “premiare” solo coloro che direttamente rispondono a loro. Tale sistema induce a pensare che il bonus serva a distinguere gli insegnanti di serie A da quelli di serie B. Il bonus porta divisione, competizione insana, classifiche e conseguenti conflitti (tra docenti, con le famiglie, tra docenti e i dirigenti) . Cosi il bonus non serve allo scopo che il legislatore si era prefissato (valorizzazione del merito dei singoli finalizzato al miglioramento del sistema).
Se si vuole premiare il merito, occorre istituire la carriera del personale. La scuola è l’unica organizzazione complessa con una sola figura dirigenziale che ‘governa’ (si fa per dire) l’operato di un centinaio di professionisti, che hanno lo stesso inquadramento stipendiale, indipendentemente dai ruoli e dalle responsabilità ricoperte, dai progetti seguiti, dagli incarichi svolti, che sono compensati (di nuovo si fa per dire) con un Fondo insufficiente, contrattato ogni anno con i sindacati istituto per istituto, con notevole spreco di tempo e risorse umane. Alla scuola servono – come in Germania o in Inghilterra – livelli diversi di carriera, a cui si accede con titoli ed esami, con relativi poteri e responsabilità, a cui corrispondono diversi livelli retributivi.
Infine bisognerebbe spiegare a questi “sceriffi” della nuova scuola, che bisogna premiare gli “insegnanti che si sono distinti per la loro capacità di innovare la didattica, di potenziare le competenze degli studenti”. Tenendo conto che il lavoro degli insegnanti non è facile e non è facile da valutare. Basta fare un esempio. ” spesso succede che si insegna in due classi dello stesso istituto e, nonostante si utilizzi lo stesso metodo didattico/educativo, si ottengono risultati diversi”.
L’attuale forma di valutazione è considerato ( dai docenti) come un elemento divisivo in un ambiente, la scuola, che ha bisogno di unione.
Insomma, la Legge 107 aveva la pretesa di riformare la Scuola ma, di fatto, sta progressivamente tentando di annientare la Vera Scuola, la scuola degli studenti veri con le loro famiglie vere, dei collaboratori veri, degli insegnanti veri. La scuola vera è quella che risponde al dettato costituzionale che nell’incipit dell’art. 33 recita “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
La scuola vera è quella libera. Libera e pensante. Ma non nel solitario silenzio di un decisore unico che assegnerà un bonus premiale insignificante ad una ristretta minoranza di soggetti presenti nei pensieri del DS pensatore.
La scuola vera è quella libera. Libera e pensante e non quella del pensiero unico. E’ quella in cui prevale la sinfonia delle parole, delle idee, delle opinioni, della creatività, delle sinergie che solo nelle singole classi di ogni scuola del mondo è possibile assaporare.
Insomma in ogni organizzazione democraticamente ordinata come è e deve rimanere la scuola, la gestione è collettiva, collegiale, per cui si devono incontrare e contemperare esigenze, pareri e volontà diverse; tutti sono chiamati ad una condivisione ragionata e partecipe della gestione delle attività.
La democrazia ha un prezzo e, se tutti hanno diritto di parola ed iniziativa, questo è un principio che vale per tutti indipendentemente dal ruolo che ciascuno ricopre quando si tratta di assumere decisioni. E’ comprensibile quanto sia difficile armonizzare e coniugare competenze quando si vuole equilibrare in un contesto democratico la responsabilità personale e la decisionalità collegiale.
Da tutto ciò emerge la figura di un DS molto diversa da quella del capo di istituto, con più poteri definiti e scritti per norma, ma con una miriade di responsabilità non scritte ma evinte dalla situazione stessa in cui si trova ad operare. Oggi gli strumenti operativi del DS non sono tanto nelle definizioni delle norme quanto nella sua capacità personale di dirigere le persone ( capacità che non tutti hanno) con cui ha a che fare e questo indipendentemente dai ruoli che a ciascuno sono conferiti per norma.
Insomma l’orizzontalità dei rapporti interpersonali fattore importantissimo per quanto concerne il lavoro nelle organizzazioni, provoca un impoverimento della norma e un arricchimento delle capacità personali di ciascuno nel commisurarsi con le operazioni da effettuare,
In ultimo, siamo proprio sicuri di voler aumentare i poteri di questi dirigenti scolastici attuando quanto previsto nella legge 107/2015? Sarebbe bene che si meditasse a lungo su questo punto, visto che purtroppo questi episodi ed altri abusi ancor più gravi, sono da sempre all’ordine del giorno nella scuola pubblica, anzi, tendono ad aumentare nel tempo, specialmente dopo l’approvazione della legge sulla cosiddetta “buona scuola”. Tenendo anche in seria considerazione che, anche a garanzia dei DS, l’aumento dei poteri a loro attribuiti non trova riscontro con l’aumento delle loro responsabilità, il che comporta conseguenze di vario genere tra cui anche la possibile perdita del posto.