“Il carcere di Foggia è fuori dal controllo dello Stato: nel giro di poche ore un detenuto ha dato fuoco alla cella e sono avvenuti due episodi di autolesionismo (un detenuto si è ferito gravemente e un altro ha ingerito liquido tossico). Sono solo gli ultimi fatti che denotano la grave emergenza acuita dalla pandemia che si registra nel penitenziario foggiano dove nel marzo dello scorso anno si è verificata la storica fuga di massa dei detenuti”. A denunciarlo è il segretario generale del Sindacato Penitenziari – S.PP. – Aldo Di Giacomo, sottolineando che “a Foggia accade di tutto e di più come l’attività di distilleria clandestina scoperta nel mese di ottobre scorso nei reparti detentivi interni dalla polizia penitenziaria che ha sequestrato sei litri di distillato alcolico già imbottigliato e di un composto in fase di fermentazione”.
Per il segretario del Sindacato Penitenziario “quello dell’istituto pugliese non è certo un caso isolato, anzi rispecchia una situazione carceraria sfuggita di mano allo Stato con il rischio del ritorno della stagione delle rivolte della primavera 2020. E proprio perché la tensione nelle carceri con i clan mafiosi, camorristi, ‘ndranghestisti e della criminalità foggiana-pugliese che vogliono imporre il loro comando, è altissima, diventa estremamente pericoloso – aggiunge – soffiare sul “fuoco” alimentando attese ed aspettative sul “libera tutti”. In proposito, la Ministra Cartabia dovrebbe essere più cauta quando dichiara che “nelle carceri il primo e più grave tra tutti i problemi continua ad essere il sovraffollamento”; una percentuale di sovraffollamento che arriva al 114% e che “esaspera i rapporti tra detenuti”. E ancora: “Vivere in un ambiente degradato – ha dichiarato Cartabia – di sicuro non aiuta i detenuti nel delicato percorso di risocializzazione”. Non dimentichiamo che le rivolte nella primavera 2020 di fronte alla prima diffusione della pandemia furono alimentate proprio dalla richiesta di scarcerazioni facili. Il clima di “buonismo ad ogni costo”, rafforzato da continue esternazioni dei Garanti regionali e locali dei detenuti, contribuisce ad accrescere l’attesa.
Non si sottovaluti che potrebbe accadere di tutto nella reazione dei detenuti. A questo punto ci vogliono “pompieri” in grado di prevenire gli “incendi”. Come ci vogliono azioni straordinarie per tutelare il personale penitenziario nella salute e nel rischio quotidiano di aggressioni e violenze”.