Una “maledetta” primavera, segnata da eventi meteorici eccezionali o il segnale evidente dei cambiamenti climatici? Riduzione delle superfici irrigue per le troppe criticità o anche il segno dei troppi ritardi nella infrastrutturazione irrigua della Basilicata? Sono gli interrogativi lanciati da Coldiretti Basilicata, “a cui è urgente dare risposte”, lanciati nel corso dell’assemblea organizzata stamane a Lavello. Diverse centinaia gli agricoltori e una cinquantina i trattori che partiti dal centro della città sono poi arrivati nei pressi della diga del Rendina,dove era presente una rappresentanza dell’amministrazione comunale e il consigliere regionale, Piergiorgio Quarto. “Per evitare gravi ricadute sul futuro dell’agricoltura lucana, abbiamo deciso di proseguire la nostra azione mobilitativa per segnalare alcune criticità legate alle infrastrutture irrigue, funzionali allo sviluppo sostenibile delle imprese agricole della Basilicata – ha evidenziato il presidente di Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani – abbiamo scelto Lavello, perché qui si trova uno dei simboli delle incompiute, che assieme a tante criticità presenti sul territorio lucano, ne impediscono uno sviluppo compiuto”. Da Lavello Coldiretti Basilicata ha predisposto una serie di richieste alle istituzioni. “E’ necessario accelerare le procedure per la messa in funzione della diga del Rendina (risorse disponibili) e la realizzazione dell’adduttore che la collega all’invaso del Lampeggiano – ha continuato Pessolani – tali opere potrebbero consentire l’irrigazione di circa 6.500 ettari, di cui circa 550 nel Comune di Montemilone. E’ importante poi provvedere al rifacimento degli impianti irrigui nella zona di Atella e Rionero in Vulture”. L’attenzione della confederazione agricola riguarda un po’ tutta la regione. “E’ importante completare lo schema idrico Basento-Bradano con la realizzazione della traversa Camastra, il ripristino del tratto di galleria crollata che collega la diga di Acerenza a quella di Genzano di Lucania – ha aggiunto il direttore regionale, Aldo Mattia – e rivedere la situazione dei due bacini artificiali che ad oggi sono ancora in fase sperimentale con possibilità massima di accumulo di tre milioni di mc rispetto ad una capacità di invaso molto maggiore (ambedue per 45 milioni di mc). Senza questi interventi non potranno mai essere messi a regime gli impianti irrigui del Marascione e del cosiddetto Distretto G (circa ventimila ettari). Ad oggi sono stati già pesi o impegnati circa seicento milioni di euro”. Per il direttore provinciale di Potenza, Franco Carbone ” è quanto mai necessario accelerare le procedure di messa a regime della diga di Marsico Nuovo, provvedere ad un eventuale aumento della capacità di invaso e alla realizzazione dell’adduttore che collega gli impianti irrigui di Villa D’Agri e Viggiano. In questo modo s- ha spiegato Carbone – si potrebbero irrigare con acqua in pressione e senza spese di sollevamento circa 1.550 ettari (da Marsico Nuovo a Sarconi). Bisogna poi completare l’adduttore dalle vasche di Missanello fino a Tursi: mancano circa tre km per una spesa di tre milioni di euro per un’opera che potrebbe rimettere a sistema anche la zona dei ‘giardini di Sant’Arcangelo’. Nella zona di Senise/Lauria/ Castelluccio è necessario ripristinare e/o rifare tutti gli impianti irrigui”. “Nel Materano – ha concluso Pessolani – bisogna puntare al rifacimento della condotta che parte dalla diga di san Giuliano, la parte in galleria ha perdite di acqua pari ad un terzo di quella che entra, rimodulando il quadro economico dei lavori”.