Si è svolto a Potenza il primo direttivo della Fp Cgil provinciale che ha eletto membri della segreteria Donato Summa (azienda ospedaliera regionale San Carlo) e Carmen Sabbatella (ministero Infrastrutture e Trasporti). Durante l’incontro sono stati inoltre nominati coordinatori territoriali d’area Sandra Guglielmi, Giovanni Casaletto e Luigi Pecorelli.
“Questi sono stati gli anni del blocco della contrattazione nazione e locale e del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego. Basti pensare che l’Italia ha oltre 820 mila dipendenti pubblici in meno della Germania con un’età media di 50 anni e solo il 2% di under 34 – ha detto la segretaria Fp Cgil Potenza Giuliana Scarano – Abbiamo bisogno di definire il numero necessario di dipendenti pubblici perché il perimetro pubblico diventi capace di ampliare le sue capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini, di diventare espressione del valore pubblico, di essere davvero forza motrice dello sviluppo del nostro Paese per invertire il trend della costante riduzione dei servizi più vicini alle vere esigenze dei territori.
In Basilicata – continua Scarano – non possiamo non ripartire dal forte rilancio della vertenza sulla sanità. Il riordino del sistema sanitario regionale varato nel 2007 ha fallito i suoi dichiarati obiettivi, e li ha falliti perché non erano i reali obiettivi che si perseguivano. L’inchiesta giudiziaria ha confermato che quel modello rispondeva si formalmente a determinare una conformità alle norme garantendo un equilibrio contabile complessivo ma soprattutto rispondeva a configurare una governance della sanità che ne garantisse il pieno controllo, dagli appalti ai concorsi. Nessuna attenzione ai bisogni di salute del nostro territorio. Quotidianamente ci segnalano lo stato di completo abbandono dei presidi ospedalieri territoriali, penso a Melfi, Villa D’Agri, Lagonegro dove, in un continuo scarica barile di responsabilità ,si assiste ad un immobilismo e un decadimento senza precedenti.
A questo immobilismo fa da contraltare un ultra attivismo rispetto all’adozione di atti fatti ad personam. Allora si, si va oltre i poteri commissariali, si modificano fabbisogni, si fanno nomine e tutto ciò che si ritiene necessario e funzionale al sistema.
E allora dobbiamo riprendere questa cruciale vertenza perché proprio sulla sanità si sono materializzate tutte le distorsioni di una politica regionale priva di una visione programmatica capace di dare risposte ai bisogni di salute dei territori, rilanciando una grande proposta con la confederazione nella quale l’azienda ospedaliera riprenda tutta la sua centralità perché l’accentramento di risorse del sistema sanitario regionale in funzione ospedalocentrica sta determinando, come avevamo presagito, un livellamento verso il basso delle attività del San Carlo, legando il suo futuro sempre più alle attività territoriali e di base senza riuscire a preservare il suo ruolo di eccellenza nelle prestazioni sanitarie.
Se questo è lo stato della sanità pubblica, la sanità privata lucana non gode di miglior salute. Il privato nella gestione dei servizi pubblici dovrebbe avere regole che consentano al decisore controllore pubblico di avere certezza nella qualità delle prestazioni, nel rispetto delle condizioni contrattuali dei lavoratori, della legalità e trasparenza nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Ce lo dimostrano le vertenze in essere, il caso delle Aias Melfi e Potenza, la vertenza Don Uva, l’ex Clinica Luccioni.
Per questa ragione occorre aprire una riflessione col governo regionale sul regime degli accreditamenti, degli appalti di servizio e degli affidamenti diretti nel rapporto pubblico- privato.
E poi c’è il tema della governance – conclude Scarano – che incrocia ancora il destino di alcuni lavoratori. Occorre una profonda riflessione che ci consenta di costruire un rinnovato modello di governance territoriale in grado di garantire, attraverso un sistema più snello e privo di duplicazioni, la diffusione dei servizi sul territorio in modo integrato e omogeneo, contestualmente rafforzando il ruolo programmatorio della regione. Serve un piano straordinario di nuova e stabile occupazione a partire dal lavoro pubblico, che deve assumere direttamente di più e che deve farsi carico della quantità e qualità del lavoro privato che è parte di un unico sistema”.