L’istituzione di un coordinamento permanente tra Regione, Anci, Autorità di Bacino, Consorzi di Bonifica, organizzazioni professionali agricole per la definizione del Contratto di Area Vasta di difesa-idrogeologica; la realizzazione di una rete di “aziende agricole sentinella” in collaborazione con la Protezione Civile per monitorare costantemente i rischi alluvioni e dissesti: sono le proposte più rilevanti emerse in occasione dell’incontro-dibattito che la Cia lucana ha organizzato presso l’Azienda Sperimentale “Pantanello” sul tema “Proposte per un programma integrato di interventi per la difesa idraulica ed idrogeologica dell’area ionico-metapontina”. Un’ occasione, innanzitutto, di approfondimento tecnico con esperti – ing. Giuseppe Basile, Emanuele Tataranni (Istituto Geofisioca Bologna), l’Autorità di Bacino di Basilicata (Antonio Anatrone) – l’Anci (Vincenzo Francomano), il vice ministro degli Interni Filippo Bubbico, l’on. Cosimo Latronico della Commissione Ambiente e L.P. della Camera, e l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Benedetto. Per la Cia sono intervenuti Nicola Serio e Donato Distefano rispettivamente presidenti del Materano e della Basilicata.
“La novità principale – sintetizza Distefano – è che finalmente stiamo passando dal principio teorico della cooperazione inter-istituzionale fra i tanti enti che si occupano di territorio e mondo agricolo a primi momenti di azioni comuni che coinvolgono principalmente gli agricoltori, “primi custodi” del territorio e poi ambientalisti, operatori del turismo, oltre naturalmente ai Comuni. Noi insistiamo: lo strumento principale è rappresentato dai Contratti di fiume, sperimentati positivamente in alcune regioni italiane, tra le quali il Piemonte, l’Umbria, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e si configurano come strumenti di programmazione negoziata interrelati a processi di pianificazione strategica per la riqualificazione dei bacini fluviali.
Strettamente intrecciata è la proposta – spiega Nicola Serio, presidente Cia Materana – di assegnare agli agricoltori compiti di manutenzione senza spendere un euro nel senso che gli stessi compenserebbero con gli oneri dovuti allo Stato e in particolare ai Consorzi di Bonifica che, come è noto, non sono in grado nemmeno di garantire la pulizia ordinaria dei canali. Inoltre, la questione finanziaria: si attinga dall’Accordo di Programma Ministeri-Regioni “sfidando” il Premier Letta dopo la sua denuncia a Longarone (non ci sono italiani di serie B) a mettere subito a disposizione i soldi.
Il vice ministro Bubbico sottolinea “il grande valore strategico delle proposte della Cia che rimettono al centro i soggetti della tutela del territorio senza limitarsi alla rivendicazione di interventi statali che naturalmente ci devono essere con finanziamenti adeguati”.
Per l’assessore Benedetto “l’idea di agricoltori-manutentori non solo è significativa e da sostenere ma trova punti di riferimento nelle misure ambientali, cosiddette “grening”, della nuova PAC 2014-2020. Spesso si dimentica che attraverso la tutela passa la “sicurezza del territorio”, anch’essa precondizione – insieme ai servizi di base – per contrastare i fenomeni di abbandono e di declino demografico e rilanciare processi di sviluppo. Per questa ragione la riflessione che ci attende, al pari di come accompagnare i processi di sviluppo dell’agricoltura metapontina, vulture-alto bradano e di qualità, riguarderà come garantire la continuità dell’agricoltura di collina e montagna partendo dalle sue criticità”.
Ci sono per la Cia lucana questioni urgenti da affrontare, specie mettendo ordine tra programmi di forestazione e delle Vie Blu, quali: sistemazioni idrauliche, regimazione di fossi e corsi d’acqua minori; rifacimento e ammodernamento delle reti di bonifica; realizzazione, adeguamento e rifacimento briglie ed altre opere di bonifica; realizzazione nuovi impianti idrovori; consolidamenti arginali, stabilizzazioni degli alvei e delle sponde. Si percorra la via della pulizia e dello scavo dei grandi e piccoli canali sui quali non si fa più manutenzione da 30/50 anni. Devono essere puliti gli alvei e dove necessario le sponde dagli alberi e dalla vegetazione che crea ostruzione e pericolo in caso di piena. Riguardo al settore agricolo, nello specifico si pensi alla rapida attuazione dei progetti, delle iniziative già mappate e individuate di cui all’accordo di programma Stato/regioni relativa alla valutazione ed alla gestione del rischio alluvioni di cui alla direttiva CE 60/2007 recepita in Italia con il D.lvo 49/2010; gestione unificata del piano di manutenzione e preservazione del territorio raccordando le varie competenze in essere con il pieno ed organico coinvolgimento delle aziende agricole e predisponendo i contratti di manutenzione e fornitura di servizi agro meccanici in ambiti definiti e mappati. Serve, dunque, una rinnovata attenzione. Occorre una politica con la quale puntare ad una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate. Una politica che garantisca il presidio da parte dell’agricoltore, la cui attività è fondamentale in particolare nelle zone marginali.