Distefano (Cia): Un nuovo patto fra istituzioni e agricoltori per la tutela e la cura del territorio. Di seguito la nota integrale inviata da Donato Distefano, Coordinatore CIA.
Nei giorni scorsi il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata per il tramite dell’Assessore Cosimo Latronico ha convocato i Sindaci dei Comuni interessati dall’attraversamento del fiume Basento, uno dei quattro grandi fiumi che solcano il territorio Lucano, insieme al Bradano, all’Agri e il Sinni, per fare il punto sullo stato di salute dello stesso e procedere ad una ricognizione per la sua messa in sicurezza.
Esprimiamo un plauso per tale iniziativa e nel contempo cosi come sosteniamo da oltre un decennio ribadiamo la necessità di dar vita nella nostra Regione ad un organico piano di monitoraggio, gestione, manutenzione e tutela del territorio, partendo proprio dal reticolo fluviale, attenzionando le foci, per passare alla preservazione e alla cura di tutto il nostro inestimabile capitale natura.
I motivi per ripiegarsi su tale importante patrimonio sono innumerevoli, ma in questo tempo difficile ci sono tematiche che impongono di alzare il livello di attenzione in quanto sono sempre più ricorrenti e preoccupanti le avversità meteo e calamità, conseguenza dei cambiamenti climatici che finiscono per generare pericolosi fenomeni meteo estremi che finiscono per provocare danni sugli assetti idrogeologici del nostro territorio e squilibri ambientali.
Per queste ragioni per CIA Agricoltori di Basilicata non è più procrastinabile attualizzare e perfezionare un grande piano dedicato alla manutenzione del territorio e alla tutela del capitale natura, partendo proprio dai fiumi e dalla risorsa acqua.
Uno dei modelli operativi, utilizzato anche in altri paesi dell’U.E., in grado di fornire concrete risposte a tali interventi per cercare di fronteggiare concretamente tali fenomeni che si riversano peraltro su territori fragilità e poco resilienti, esposti al dissesto e al degrado come quelli lucani, sono i c.d. contratti di fiume che insieme ai contratti di foce e di paesaggio possono rappresentare efficaci e sostenibili soluzioni operative in grado di coniugare tutela e valorizzazione, gestione integrata del reticolo idraulico e delle foci, del paesaggio agro-forestale e più in generale del capitale natura e del territorio.
Tali modelli sono strumenti operativi di prossimità, aperti, che prevedono la condivisione di intenti, chiamano a responsabilità i vari soggetti coinvolti, i quali si impegnano a garantire interventi di manutenzione integrata, prestazioni di servizi dedicati, attività di presidio e di controllo tramite programmi di azione concordati e dedicati.
Tutto quanto suesposto dovrà essere attivato per il tramite di articolati contratti di servizi che devono prevedono una qualificata governance, un rigoroso e piramidale modello organizzativo, ruoli definiti con precisi compiti e funzioni da parte di tutti i soggetti chiamati a partecipare, garantendo interventi a scala territoriale in base ai fabbisogni puntualmente censiti e contrattualizzati.
Si tratta di pratiche sussidiarie, partecipate che riteniamo si attagliano molto bene alle esigenze del territorio di Basilicata, sia per le caratteristiche fisica-orografica dello stesso, sia per i peculiari assetti idrografici e idro-geologici, che oggi vanno sempre più ricondotti a stringenti e impegnative pianificazione ed interventi di contrasto ai cambiamenti climatici tramite piani e misure di adattamento, mitigazione, prevenzione, cura e difesa attiva e passiva costante e ciclica verso I territori.
Siamo fermamente favorevoli all’adozione e alla definizione dei Contratti di Fiume in Basilicata, per quanto già detto ma in particolare perché tali strumenti pattizi, racchiudono utili fattori destinati a concretizzare nei territori asserviti positivi risultati e buone performance, in quanto strumenti abilitanti sul versante della conoscenza dei luoghi, della tempestività, della capillarità, della ciclicità e cosa ancora più importante sono sostenibili’ dal punto di vista economico-finanziario.
Questo ultimo aspetto, quello dei costi è e sarà sempre più il punto di frattura fra bisogni e capacità di soddisfarne portata e dimensioni dei fenomeni meteo avversi e delle alterazioni che tali fenomeni determinano, in ragione del fatto che gli interventi saranno sempre più impegnativi e ricorrenti e avremo bisogno sempre più di essere organizzati, di avere adeguate risorse e tecnologie, pensare a nuove e più idonee soluzioni a partire da quelle assicurative, basti pensare al tema del rischio in agricoltura e alle polizze catastrofali che la U.E. a definitivamente sdoganato.
Come CIA riteniamo che per dar corso a tali importanti scelte bisogna prevedere e favorire il coinvolgimento delle aziende e la Comunità che vive e lavora in tali siti.
Potremo ottenere concreti risultati, solo se riusciamo a realizzare azioni collettive di ampia portata facilmente replicabili, che devono poggiare su sistemi premiali ed incentivanti, di vantaggio localizzativo, partendo da esoneri e agevolazioni fiscali, da soluzioni compensative riconoscendo dei bonus sui servizi basici ed essenziali quali energia, l’acqua, il gas o riducendo e abbattendo le imposte locali sui servizi a domanda individuale. Processi questo che devono indurre secondo il principio della emulazione alimentare comportamenti e azioni virtuose, azioni e tutela partecipata e diffusa.
In ragione di ciò e della esigenza di costruire concretamente modelli operativi, secondo CIA Agricoltori è necessario riscrivere un nuovo patto per la tutela del territorio tra ISTITUZIONI in particolare a livello locale e AGRICOLTORI.
Bisogna costruire protocolli d’intesa, contratti di servizi e di prestazioni manutentive da parte di tutti i livelli istituzionali, a partire dallo Stato centrale passando alle Regioni, alle Provincie, alle Città Metropolitane, alle Unioni dei Comuni e ai Comuni stessi, dai CdB, le Adb, le Agenzie per l’Ambiente, i Parchi, con imprese ed operatori locali in primis quelli Agricoli.
Da decenni come CIA sosteniamo che tali strumenti volontari di programmazione negoziata e di pianificazione strategica destinati alla gestione delle risorse naturali a partire da quella idrica e più in generale per la cura e la manutenzione del territorio, devono prevedere il coinvolgimento delle imprese locali e di prossimità, dei soggetti che sono cointeressati alla fruizione degli areali asserviti generando occasioni di lavoro e sviluppo oltre che protagonismo e, autogoverno locale.
Riguardo la reale operatività di tali contratti in specie quelli di fiume è possibile coinvolgere organicamente anche e soprattutto le aziende agricole le quali possono attivare secondo puntuali indicazioni di legge contratti di prestazioni e di servizi agro-meccanici, in base all’art. 15 del D.lvo 228/2001 e per la pulizia degli alvei fluviali e per il contrasto al dissesto idrogeologico come previsto dall’art. 4 bis riconverti dalla legge 141/19, oltre al fondo per la raccolta su base volontaria del legnatico che si accumula negli alvei e ostruisce il normale deflusso dell’acqua e la sistemazione degli argini sono previsti 500 Meuro con la legge di bilancio n. 197/2022.
Il Contratto di Fiume si allinea e richiama gli obiettivi delle Direttive UE sulle Acque (2000/60/CE), sulle Alluvioni (2007/60/CE) e con il Collegato Ambientale (D.Lgs. 152/2006) viene riconosciuto il contratto di fiume come strumento reale e concreto per contribuire alla costruzione di comunità fluviali resilienti, per valorizzare le potenzialità dei territori, per tutelare la natura e lo sviluppo sostenibile. L’articolo 68-bis del D.lvo 152 /2006 recita: «I Contratti di Fiume concorrono alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree». Il comma 3 inoltre prevede che le Regioni attivino, in via sperimentale, una fase di monitoraggio delle esperienze in corso di realizzazione allo scopo di valutare l’efficacia delle soluzioni gestionali, improntate a criteri di partecipazione ed integrazione territoriali.
Inoltre, rispetto al 2015, anno di elaborazione delle linee guida del Ministero dell’ambiente e ISPRA, si è proceduto a definire i requisiti base dei contratti di fiume, questi strumenti stanno acquisendo sempre più credibilità e importanza come dimostra la nascita dell’osservatorio nazionale nel 2016 e come confermato dallo stesso Ministero che nel 2017 a portato alla Conferenza mondiale dei grandi fiumi e Tavolo Nazionale sui Contratti di fiume, ed alla costituzione del coordinamento tramite dall’Osservatorio Nazionale allo scopo di armonizzazione approcci su scala locale, regionale e nazionale. In Basilicata manca una disposizione regionale su tale istituto sarebbe il caso di promuoverla vista la strategica funzione dei Contratti di fiume quali strumenti di pianificazione a scala di bacino e sottobacino idrografico in coerenza con quanto introdotto dalla legge n. 221/2015, che peraltro riconosce l’importanza di tale contratto nell’ambito della strategia nazionale di adattamento al cambiamento climatico.
Come CIA Agricoltori siamo pronti ad accettare la sfida, le nostre aziende sul territorio già svolgono funzioni di presidio e sono le vere sentinelle ambientali, garantiscono servizi e prestazioni agro-meccaniche, sono doppiamente interessate ad erogare servizi eco-sistemici in quanto il fattore terra salubre e di qualità e fattore di competitività, sono il punto di partenza per aprire realmente un nuovo ciclo di crescita e di sviluppo sostenibile mettendo al centro il territorio e le sue risorse facendo della Basilicata una Regione laboratorio virtuosa, coesa e moderna, il giardino del mezzogiorno italiano.