Solo allo scadere della legislatura la Giunta regionale,con dgr n. 282 del 5 aprile scorso, approva le Disposizioni applicative per il riconoscimento dei “Distretti del cibo”. L’auspicio è che la nuova legislatura, recuperando il tempo perduto e procedendo con più speditezza e soprattutto condivisione con le associazioni degli agricoltori, definisca l’iter per l’avvio concreto dei Distretti agroalimentari di qualità quali sistemi produttivi locali, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa europea o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche, riconosciuti. A sostenerlo è Cia-Agricoltori Potenza-Matera che ha individuato all’interno del Piano Agricolo Alimentare 2024-27 tra le proposte prioritarie il Marchio unico dell’agroalimentare lucano di qualità – Per Cia appare utile predisporre uno specifico progetto riguardante il “Marchio unico dell’agroalimentare lucano di qualità” quale brand “ombrello” riassuntivo delle produzioni agricole ed enogastronomiche a loro volta correlate alle eccellenze storico-ambientali.
Intanto con la firma del nuovo Regolamento Ue sulle Indicazioni Geografiche, che precede la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, arriva finalmente il testo unico sulla qualità europea che permetterà agli agricoltori di essere più competitivi e, soprattutto, più tutelati. “È molto positivo che da maggio avremo la nuova legislazione in materia -spiega il presidente nazionale Cristiano Fini- uno strumento all’altezza di un’Italia che, nel panorama delle IG, resta il primo Paese al mondo con un valore alla produzione di 19,1 miliardi”.
Tra le principali novità, Cia sottolinea in primis lo snellimento delle procedure, con tempi certi sia per le richieste di approvazione che per la modifica dei disciplinari; il rafforzamento dei Consorzi, con più poteri e responsabilità; la migliore protezione delle denominazioni, anche online, e lo stop allo sfruttamento delle IG usate come ingredienti dalle industrie di trasformazione (senza l’esplicito consenso del consorzio); la maggiore sostenibilità e trasparenza per i consumatori, con l’obbligo di indicare in etichetta il nome del produttore di qualsiasi prodotto certificato.
“Finalmente siamo sulla buona strada nella salvaguardia e promozione dei prodotti di qualità nazionali. Dop e Igp sono uno degli asset strategici del Made in Italy e anche uno dei focus dell’azione di Cia -aggiunge Fini-. Proprio a Cibus infatti, la manifestazione di riferimento per il settore agroalimentare tricolore, a maggio a Parma, metteremo al centro della partecipazione confederale le nostre denominazioni, dall’origine fino al consumo”.