La riapprovazione ad opera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) del progetto per il “Completamento dello schema idrico Basento – Bradano – Attrezzamento settore G”, con la conferma dell’impegno finanziario dello Stato per la realizzazione delle opere, pari a circa 85 milioni di euro, di cui 6,866 milioni di euro a carico della Regione Basilicata, è una buona notizia attesa da tempo dal mondo agricolo lucano che si è mobilitato perché ciò avvenisse. E’ il commento di Donato Distefano, componente del comitato esecutivo ANBI e direttore della Cia di Potenza e Matera. Adesso è ancora più importante e strategico – aggiunge -alimentare le dighe di Genzano e Acerenza con un macro intervento su Basento/Camastra e traversa Trivigno per assicurare una prospettiva concreta all’ areale irriguo del distretto G. Tutto questo – continua – tenendo conto che in base a quanto sostenuto dal MIPAF i progetti esecutivi da inserire nel PNRR devono essere esecutivi con opere cantierabili e vono pervenire entro il prossimo 30 settembre altrimenti siamo fuori. Ciò vale anche per gli altri macro progetti sul versante Dighe e Agro-sistemi irriguo lucano. Vi sono oltre 2.000 mln € in capo al Ministero.Sono interventi per l’efficientamento e la riforma dei modelli di governance della risorsa a partire dai consorzi di bonifica finalizzati a dare organicità e razionalizzare i sistemi di approvvigionamento e distributivi, con l’obiettivo di raggiungere standard di assoluta eccellenza nel campo della: sicurezza nell’approvvigionamento idrico sia delle aree urbane che delle aree irrigue a produzione intensive; adeguamento e mantenimento sicurezza di opere strutturali, partendo dallo sfangamento e la messa in sicurezza strutturale delle 10 dighe lucane; produzione di energie idroelettrica collegato alla rete di distribuzione e agli invasi.
All’interno del piano di investimenti previsto dal PNRR – afferma Distefano – ci sono 75 progetti di manutenzione straordinaria finalizzati al potenziamento/completamento delle infrastrutture con priorità ai grandi impianti incompiuti del Mezzogiorno e in Basilicata. Gli obiettivi da raggiungere riguardano l’efficientamento di invasi in disuso, realizzarne altri minori che devono svolgere una doppia funzione: da un lato di accumulo aggiuntivo, anche in ragione dei cambiamenti climatici e quindi di eventi estremi, dall’altro di laminazione/compensazione da invasi maggiori in caso di eccedenze. “Il disegno da perseguire – spiega Distefano – è quello di guardare al Mezzogiorno come un unico ambito idrografico, che deve tener conto delle “grandi reti di distribuzione” che si sviluppano nei territori del Distretto Appennino Meridionale, che sono quelle del Lazio, del Molise, della Campania, della Puglia, della Basilicata e della Calabria, con oltre 2 miliardi di mc annui a disposizione che servono oltre 18 milioni di abitanti e quasi 500.000 Ha di aree irrigabili. Oltre a mettere in campo una forte governance interistituzionale è importante poter contare su strutture di elevata competenza tecnico-giuridica e amministrativa, allo scopo di avere un autorevole sistema di controllo e pianificazione della risorsa che deve essere co-gestita sia sul versante della qualità, che della quantità. Bisogna organizzare in modo chiaro e definito la distribuzione, rendendola sostenibile, passando da una mera gestione di una risorsa ad una sempre più chiara ed effettiva declinazione dell’acqua quale fattore di competitività territoriale, economica e sociale specie nel Mezzogiorno.