“Se per circa 200 docenti lucani precari grazie al fondo di 4.300.000 euro, istituito dalla Regione, sarà garantito alla riapertura delle scuole un anno di formazione e lavoro e quindi 12 mesi di reddito, l’assunzione di 11.268 docenti in tutte le scuole italiane disposta dal Ministero alla Pubblica Istruzione è fortemente inadeguata a dare risposte alla consistente platea oltre che di insegnanti anche di personale tecnico-amministrativo (Ata)”. E’ il pensiero di Rossana Florio, dirigente regionale del Centro Democratico.
“La situazione dei precari della scuola, inoltre – aggiunge – è stata ulteriormente aggravata per effetto della riforma delle pensioni Fornero e per la tendenza di alimentare la guerra tra poveri tra i precari, suddivisi in troppe e diversificate tipologie (abilitati Ssis, abilitati Tfa ordinario e speciale, concorso-graduatorie, ecc.) in modo da aumentare il numero di pretendenti per una fascia di posti che, di fatto, si riduce sempre più.
Pur riconoscendo l’impegno positivo da parte del Consiglio regionale con la recente approvazione del Piano per la riorganizzazione della filiera di istruzione e formazione in Basilicata finalizzato a creare un saldo collegamento con il mercato del lavoro, garantire l’occupazione di insegnanti e personale tecnico-amministrativo nelle scuole lucane – continua Florio – è un traguardo ancora lontano. Così in attesa dei bandi regionali per l’utilizzo dei precari e per la qualificazione dell’offerta formativa di tutti i gradi di scuola, unitamente ad un adeguato e trasparente sistema di monitoraggio e di valutazione degli esiti formativi che veda la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, come sollecitato dai sindacati confederali della scuola, si pone l’esigenza di un’ulteriore iniziativa politico-istituzionale nei confronti del Ministro Carrozza e del Governo Letta per l’estensione dell’organico e per l’assunzione a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti e disponibili, in modo da contrastare nel nuovo anno scolastico 2013-2014 la tendenza alla formazione delle cosiddette “classi pollaio”.
“Non è possibile che in Basilicata ci siano prime medie con 30 alunni per classe, come a Nova siri marina dove sono state assegnate due classi di prima media per 60 alunni. Mentre si giustifica la presenza di una classe con 11 alunni nel centro storico che dista 12 chilometri dalla marina per preservare la presenza della scuola media, non è corretto penalizzare la popolazione scolastica dell’abitato della marina con un affollamento scolastico che non garantisce né standards di sicurezza nè qualità dell’attività educativa”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (Pdl). “Raccogliendo la sollecitazione dei genitori, degli insegnanti e del sindaco di Nova siri ho sollecitato da mesi il dirigente scolastico regionale per trovare una soluzione purtroppo ad oggi senza risultato. Ho impegnato il sottosegretario del Miur, Gabriele Toccafondi, perché il Ministero apra una verifica sulla distribuzione delle classi in Basilicata affinché l’offerta scolastica, a partire dalla formazione delle classi, risponda a criteri di adeguatezza e funzionalità e sia corrispondente alla struttura demografica e territoriale della regione. In questa direzione presenterò un’interrogazione urgente al Ministro per verificare il progetto di distribuzione delle classi e di formazione degli organici di fatto e di diritto e per certificare quanto questi siano aderenti ai fabbisogni formativi degli alunni lucani”.
“L’annuncio del Ministro alla Pubblica Istruzione Carrozza dell’assunzione di 11.268 docenti in tutte le scuole italiane non ci soddisfa tenuto conto che in Basilicata per 71 prossimi vincitori del concorso ci sono appena 17 posti a disposizione, mentre il numero di docenti precari è di gran lunga superiore”. Lo afferma il capogruppo del Pdl in Consiglio Regionale Michele Napoli per il quale “la realizzazione di interventi di formazione e lavoro per lavoratori precari della scuola contenuti nella manovra di assestamento di bilancio 2013, voluta dal Governo Regionale di centrosinistra, nonostante la spesa di ben 4,3 milioni di euro, si occupa solo di rinviare di un anno lo stato di precarietà, secondo il tradizionale metodo assistenziale. Gli interventi infatti della durata di 12 mesi si configurano come tirocini curriculari in alternanza formazione-lavoro della durata complessiva e sono rivolti a lavoratori precari della scuola inseriti nella terza fascia delle graduatorie provinciali. Invece è proprio l’iniziativa del Codacons che sta preparando un’azione in favore di tutti gli insegnanti della Basilicata che hanno conseguito o stanno conseguendo l’abilitazione in corsi riconosciuti senza pero’ ottenere l’inserimento in graduatoria a dimostrare che siamo ancora lontani da una soluzione al problema che oltre al superamento della precarietà del personale della scuola, compreso quello Ata, riguarda direttamente la qualità dell’istruzione e della formazione dei nostri ragazzi. Ha pertanto ragione il Codacons – continua Napoli – nel sostenere che le determinazioni assunte dal Miur sono gravemente lesive dei principi di parita’ di trattamento e pari opportunita’, disponendo in maniera ingiusta e contraddittoria la riapertura delle graduatorie ad esaurimento e sostanzialmente la possibilita’ di accedere ai ruoli di insegnamento soltanto per alcune posizioni, senza considerare che il percorso abilitante per tutti questi insegnanti e’ stato addirittura lo stesso e tutti questi insegnanti hanno patito i gravissimi ritardi di un sistema abilitante sostanzialmente bloccato per anni, dove l’inserimento in graduatoria permanente/ad esaurimento era legalmente l’unica possibilita’ per tutti per lavorare”.
“La media di un docente su sette precario – dice il capogruppo del Pdl – continua ad essere intollerabile. Dieci anni fa i docenti precari (annuali o fino al termine delle attività) in servizio nella scuola statale italiana erano 117.685; l’anno scorso erano 116.973, cioè più o meno la stessa quantità. Il tasso medio nazionale di precarietà era, quindi, del 14,3%, equivalente ad un docente precario ogni sette. Non si tratta, quindi, di una quota fisiologica di precariato, ma di una incidenza patologica. E, visto, che resta confermata nel tempo, si tratta di una patologia strutturale del nostro sistema scolastico, il cui rimedio non può che essere di natura strutturale che evidenzia con maggiore chiarezza l’inefficacia del provvedimento della Giunta Regionale”.