Anche se il rapporto Coop 2014 riferisce che su 10 italiani sono 6 quelli che si dichiarano attenti agli sprechi, un discreto e incoraggiante passo in avanti rispetto all’inizio dell’anno quando si rivelava che la percentuale era del 52%, non bisogna abbassare la guardia per ridurre gli sprechi alimentari partendo dal dato dello stesso rapporto Coop: ogni mese le famiglie gettano in spazzatura 2,5 kg di alimenti. E’ ancora l’Associazione Donne in Campo della Cia della Basilicata a “scendere in campo” nella battaglia contro gli sprechi alimentari, un valore di ben 30 euro (30 di quei 461 euro che una famiglia di 3 persone spende in media ogni mese per fare la spesa). Questo è un valore medio, che comprende anche chi virtuoso non lo è di certo, come quel 6% di italiani che dichiara di buttare 10 kg di alimenti in un mese. Tra le ragioni principali per cui gli italiani buttano gli alimenti la principale è la muffa (41%), seguita dalla cattiva conservazione (34%) e dal fatto che sono scaduti (25%). Questa è la top 3, ma tra le ragioni troviamo anche “non ha un buon odore/sapore” (24%), l’eccessiva quantità di cibo cucinato (14%), un errore nel calcolo delle dosi necessarie (13%) e tra gli altri motivi anche un “faccio la spesa una volta alla settimana e spesso gli alimenti non durano buoni così a lungo” (12%).
E tra i motivi di questa maggiore sensibilità troviamo che gli italiani tendono a fare una spesa più oculata (47%), a ridurre le quantità acquistate (31%), a utilizzare gli avanzi nei propri pasti (24%) e a porre più attenzione alle date di scadenza riportate sulle confezioni (18%). Eppure di strada ce n’è da fare ancora molta.
“E’ importante che i consumatori siano consapevoli – spiega Matilde Iungano, presidente Donne in Campo – che gli agricoltori, per produrre frutta e verdura, purtroppo i prodotti che finiscono prima di altri e più frequentemente in spazzatura, sostengono costi che non sono, in particolar modo nel 2014, compensati dal prezzo corrisposto per la vendita. C’è bisogno pertanto di una campagna informativa con l’obiettivo di informare le persone e dir loro che, se questa situazione economica permane, non saranno solo le fabbriche a chiudere ma si troveranno davanti alla sparizione di centinaia di aziende agricole e migliaia di giornate di lavoro sul nostro territorio”. “Gli agricoltori – continua – sono, infatti, titolari di un’impresa produttiva come qualsiasi altra, che immette sul mercato un bene – che nel caso di questo settore è fondamentale per l’alimentazione umana – per avere un’utile, affrontando la legge della domanda e dell’offerta. E come in ogni altro mercato può succedere che il prezzo pagato all’agricoltore sia pari al costo di produzione: in questo caso non ci perde, ma si limita a sopravvivere, non facendo investimenti per migliorare la propria azienda, che letteralmente invecchia”.
L’iniziativa di Donne in Campo, oltre ad informazioni semplici ed efficaci, prevede l’organizzazione di laboratori presso le aziende agrituristiche per insegnare alle donne e ai consumatori come evitare lo spreco di molti prodotti alimentari, tra i quali ancora molto diffuso è purtroppo il pane raffermo, attraverso piatti rielaborati della cucina contadina e rurale. Con i piatti antispreco si recupera il cibo non consumato, con le ricette a impatto zero si utilizzano anche le parti meno nobili specie delle carni di maiale. Ma si può riciclare tutto: la frutta sfatta per dolci o marmellate. Così i rifiuti si riducono al minimo.
Set 09