Per non far dimenticare subito il messaggio della III Giornata nazionale di prevenzione dello spreco e in attesa dell’attuazione della legge regionale “Contrasto al disagio sociale mediante l’utilizzo di eccedenze alimentari e non” approvata in Consiglio Regionale a luglio scorso, Donne in Campo Cia rilancia la propria iniziativa di informazione, sensibilizzazione nei confronti dei consumatori. Le cifre sugli sprechi alimentari delle famiglie lucane sono “impressionanti”: in media si buttano tra i rifiuti tra i 52-58 kg/l’anno di derrate alimentari, che equivalgono a 18-20 euro al mese di alimenti ancora commestibili (la media nazionale è di 70-75 kg/anno, 28-30 euro al mese/famiglia). Le aspettative – sottolinea Donne In Campo-Cia – sono nella normativa regionale che promuove le attività di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari per contrastare la povertà e il disagio sociale e va nella direzione di trasformare gli sprechi alimentari o eccedenze, in opportunità verso quei soggetti che vivono in condizioni di povertà ed esclusione sociale, promuovendo l’attività di recupero attraverso anche le importanti reti di volontariato. In attesa che si attuino le prime misure, Donne in Campo, oltre ad informazioni semplici ed efficaci, prevede l’organizzazione di laboratori presso le aziende agrituristiche per insegnare alle donne e ai consumatori come evitare lo spreco di molti prodotti alimentari, tra i quali il più diffuso è purtroppo il pane raffermo, attraverso piatti rielaborati della cucina contadina e rurale. Il pane cotto con le rape o semplicemente con la cipolla – spiega Matilde Iungano, presidente di Donne in Campo-Cia e “ambasciatrice” del mangiare sano-mangiare lucano – è sicuramente il piatto più diffuso ma è solo uno dei tanti dei cosiddetti piatti di ritorno. Per la pasta del giorno prima, ad esempio, la tradizione contadina ricorre alla frittata. Con i piatti antispreco si recupera il cibo non consumato, con le ricette a impatto zero si utilizzano anche le parti meno nobili specie delle carni di maiale. Ma si può riciclare tutto: la frutta sfatta per dolci o marmellate. Così i rifiuti si riducono al minimo. Ci sono poi i consigli per gli acquisti: comprare direttamente dal produttore, negli spacci aziendali, assicura l’acquisto di prodotti freschi con il giusto grado di maturazione e che durano di più; i prodotti sottocosto e le promozioni speciali ci spingono a comprare cibo in eccesso, destinato a finire in pattumiera; seguire la stagionalità specie per frutta e verdura; riordinare il frigo periodicamente per evitare di comprare alimenti già presenti; controllare la scadenza.
“C’è bisogno, infatti, di maggiore consapevolezza da parte di tutti -ha sottolineato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- continuando a lavorare seriamente sullo sviluppo e l’implementazione di programmi di prevenzione dei rifiuti e sostenendo tutte le iniziative pubbliche e private per il riciclo e la donazione dei prodotti alimentari invenduti e contro lo spreco”. D’altra parte, ha aggiunto Scanavino, “le cifre ancora alte degli sprechi alimentari non sono solo una vergogna da un punto di vista socio-economico, ma anche da quello ambientale: basti pensare, infatti, che una sola tonnellata di rifiuti organici genera 4,2 tonnellate di Co2”.
Feb 06