Pur considerando positivo ma non esaustivo il provvedimento del Governo sugli aiuti, la Fipe e la Confcommercio hanno promosso oggi manifestazioni in una trentina di piazze d’Italia. I ristoratori hanno protestato contro l’ultimo Dpcm che ha imposto nuove chiusure per l’emergenza Covid.
«La nostra è stata una manifestazione per sensibilizzare la cittadinanza e anche il governo facendo capire che il settore è per terra!», scrivono sulla pagina Facebook di Confcommercio.
Se non accompagnate da aiuti concreti e immediati, le ulteriori restrizioni contenute nell’ultimo DPCM rischiano di essere il colpo di grazia per il settore dei pubblici esercizi, già tra i più colpiti dalla spaventosa crisi generata dalla pandemia. Infatti, secondo le stime, a fine anno il comparto rischia di perdere 50.000 aziende con ben 300.000 posti di lavoro in bilico. Per questo, gli imprenditori dei pubblici esercizi si sono compostamente ritrovati per far sentire la propria voce, in maniera pacifica e nel pieno rispetto delle regole, per ribadire l’enorme valore economico, sociale ed antropologico delle proprie attività e chiarire una volta per tutte che non esiste connessione alcuna tra la frequentazione dei Pubblici Esercizi e la diffusione dei contagi, come dimostrato da fonti scientifiche che attribuiscono piuttosto ad altri fattori, tra cui mobilità, Sistema scolastico e mondo del lavoro, le cause di contagio.
«Scendiamo in piazza per evitare che passi il messaggio che i pubblici esercizi abbiano un ruolo nella diffusione del contagio» ha detto Lino Enrico Stoppani, Presidente della Fipe-Confcommercio. «Non esiste alcuna connessione tra quest’ultimo e l’apertura dei locali, anche perché gli operatori del settore rispettano seriamente i protocolli sanitari imposti e validati dal Cts e dall’Inail. Protocolli che hanno richiesto investimenti economici significativi e garantito sicurezza ai consumatori».
Alla protesta si è associata la Federazione Italiana Cuochi. “Le ultime disposizioni restrittive varate dal governo per far fronte alla seconda ondata del coronavirus, seppur motivate da priorità sanitarie – sottolinea il presidente, il lucano Rocco Pozzullo – rischiano avere effetti devastanti sul settore dell’enogastronomia nazionale. Il settore chiede alla politica un aiuto rapido e concreto per non scomparire, commisurato alle perdite subite: interventi mirati sul fronte della prevenzione e non misure generalizzate, salvaguardando locali e strutture che hanno in questi mesi investito tanto in sicurezza a tutela di clienti e lavoratori, la proroga della cassa integrazione per i dipendenti, agevolazioni fiscali permanenti per il 2021 e crediti d’imposta per affitti e bollette con la cancellazione dell’IMU. Siamo a Terra, ma chiudere non è la sola ricetta possibile”.