Il prossimo primo gennaio del 2023 partirà la nuova Programmazione agricola comunitaria ed una delle novità più importanti è rappresentata dai “regimi per il clima e l’ambiente”, detti anche “ecoschemi “. Si tratta di una nuova forma di pagamenti diretti parzialmente vincolati al raggiungimento di alcuni standard ambientali o climatici appena introdotta e che dovrebbe garantire l’allineamento del comparto agricolo UE con il Green Deal e il farm to fork. Azioni di condizionalità volontaria per gli imprenditori agricoli, alle quali è stato destinato il 25% dei pagamenti diretti della prossima programmazione, poco più di 890 milioni di euro. L’intento del legislatore è quello di aumentare il benessere animale e la sostenibilità ambientale. In che modo? Un interrogativo al quale ha cercato di rispondere l’incontro zootecnico, organizzato a Viggiano, dall’Associazione regionale allevatori di Basilicata, sul tema “Sanità e benessere animale negli ecosistemi della nuova Politica agricola comunitaria” che ha visto la partecipazione di Giovanni Filippini, direttore generale dell’istituto zooprofilattico della Sardegna. “E’ stata l’occasione per parlare del nuovo piano strategico nazionale che l’Italia ha presentato il 31 dicembre del 2021 alla Commissione Europea per la sua approvazione. Il futuro piano strategico è inserito nella nuova Pac e partirà dal 2023 fino al 2027 ed al suo interno troviamo diversi ‘ecoschemi’ tra cui quello sulla zootecnia “ha spiegato Filippini, per il quale importanti saranno gli impegni che gli allevatori dovranno mettere in atto per poter prendere contributi da questi ecoschemi. A cominciare dal corretto utilizzo dei farmaci, per continuare poi con il sistema di qualità nazionale del benessere animale. Il consumatore oggi vuole prodotti sani da animali che vivono in condizioni di benessere animale e anche per questi impegni l’allevatore troverà in questi ecoschemi la possibilità di accedere a contributi a patto che ci sia un miglioramento delle condizioni di benessere animale negli allevamenti. Questa nuova politica – ha spiegato Filippini – avrà un impatto importante soprattutto per quegli allevamenti che utilizzano il pascolo, l’allevamento semi-brado. Fortunatamente l’allevamento lucano rappresenta uno dei modelli più importanti per la zootecnia italiana e sarà sicuramente avvantaggiato. L’importante sarà iniziare questa operazione di sensibilizzazione, formazione ed informazione verso gli allevatori che si troveranno da qui ad un anno a cimentarsi con questo nuovo modello di programmazione e di contributi”. Per il direttore di Ara Basilicata, Giuseppe Brillante, “quello degli ecoschemi sarà pane quotidiano nei prossimi anni per tutta l’agricoltura Basilicata”. Brillante ha poi sottolineato il momento di “particolare criticità vissuto dal comparto per via dell’aumento spropositato dei costi delle materie prime e delle forniture energetiche”, sottolineando “il mancato riconoscimento di questi aumenti da parte del sistema di trasformazione e della Gdo a cui si è aggiunta la guerra tra Russia ed Ucraina. Ciò che avviene induce a chiederci se prima del commercio globale non dovremmo pensare ad una nostra autosufficienza di base e di sovranità nazionale alimentare, mettendo in discussione anche alcuni obiettivi strategici della Commissione Europea”. Le conclusioni sono state affidate al presidente dell’Ara Basilicata, Palmino Ferramosca, che ha rimarcato l’importanza del tema degli ecoschemi che “rappresentano il futuro della zootecnia” e la necessità “che questi siano accompagnati dalla Regione Basilicata con misure specifiche”.
Mar 08