EIPLI, sindacati Fp Cgi, Cisl Fp e Uil Pa: “Chiediamo un futuro per l’ente, gli impianti e i suoi lavoratori”. Di seguito la nota integrale.
In questi giorni in tanti sono preoccupati per la drammaticità della situazione delle aree cosiddette rosse, quelle in cui la diminuzione del livello dei fiumi e dei laghi, ha determinato la mancanza della risorsa idrica e quindi messo in pericolo la produzione agricola e l’erogazione dell’acqua.
Il tema non può che riportarci alla mente l’Eipli e quanto abbiamo denunciato qualche tempo fa: in Basilicata siamo costretti, nostro malgrado, a disperdere l’acqua delle sette importanti dighe che abbiamo perché gli impianti, ormai fatiscenti e bisognosi di importanti interventi, non consentono la piena portata.
Neanche le risorse del Pnrr, previste per le infrastrutture al fine di ridurre i tassi non più sopportabili di perdita di questo bene prezioso, che al sud si aggirano intorno al 50% fra acqua captata alla sorgente e acqua distribuita all’utenza finale, hanno modificato lo status quo. Di fatto gli impianti, quando superano il limite fissato dagli addetti alle ispezioni dell’ufficio Dighe del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, vengono svuotati e l’acqua dispersa.
Abbiamo provato a cercare una spiegazione, ma non ci siamo riusciti. Non riusciamo a capire perché, per un ente così importante, non si intravede una soluzione che dia tranquillità ai cittadini e al personale che da anni si sacrifica perché l’acqua possa arrivare nelle nostre case, nei nostri campi e nelle aree industriali nostre e pugliesi. Ancora, non capiamo perché nessuno, neanche l’amministrazione regionale, si preoccupa per la fatiscenza delle strutture che, in alcuni casi, necessitano di urgenti interventi di manutenzione e potrebbero causare qualche serio problema.
L’Eipli ha bisogno di una svolta, che si trasformi in società o resti un ente a noi non interessa, noi guardiamo al bene dei cittadini e tuteliamo i diritti dei suoi lavoratori che non hanno mai fatto una progressione di carriera e quindi non hanno mai visto riconosciuta la professionalità acquisita nel corso degli anni; per non parlare dei tanti lavoratori che operano a tempo determinato senza alcuna prospettiva di stabilizzazione, il cui contratto terminerà il 31 dicembre 2023.
Chiediamo a tutti di prendere coscienza, non aspettare l’irreparabile e porre fine a questa lunga agonia con una soluzione che dia stabilità e diritti ai sui lavoratori che, con abnegazione e sacrifici, continuano a far si che un bene prezioso come l’acqua arrivi alle nostre case.