Emergenza Coronavirus, Spi Cgil Matera denuncia i disagi di residenze sanitarie assistie e case di riposo, anziani e persone fragili. Di seguito la nota integrale.
Lascia sgomenti la puntuale riproposizione di “improvvisazione” e “confusione” che continua a caratterizzare la gestione delle fasi di emergenza sanitaria conseguenti le esplosioni di contagio da virus Sars-Cov-2 nelle strutture residenziali per persone anziane. Una sensazione di sgomento che tende sempre più a lasciare il posto ad un moto profondo di sdegno e indignazione per ciò che era ed è possibile fare e non si fa e ad interrogativi di natura etica di fronte a tante morti e tanto dolore.
Infatti, non è banale ricordare che siamo di fronte a realtà assistenziali, in particolare le Case di Riposo, improntate per lo più ad un anacronistico modello di ospitalità di carattere custodiale, largamente inadeguato a rispondere ai bisogni di salute e di benessere di persone anziane con un’età media che oscilla tra gli ottanta e i novant’anni, quasi sempre affetti da una o più patologie croniche, spesso non autosufficienti. Persone anziane molto fragili, quindi, non più capaci di autorappresentare i proprio bisogni, tanto meno difendersi o contrastare eventuali abusi ed inefficienze del servizio ed allo stesso tempo più esposte alla letalità del Covid-19.
Nonostante siano trascorsi molti mesi lastricati da case di riposo ed RSA trasformatesi in luoghi di sofferenza e di morte – emblematiche sono le tragedie consumatesi a Marsico Vetere e Brienza –, si assiste ancora a situazioni di emergenza sanitaria in cui non si sa “chi” deve fare “cosa” e con quali modalità di interazione e raccordo, con la conseguenza che quasi sempre le prime misure di messa in sicurezza si traducono nel mettere i sigilli alle strutture residenziali, condannando ad una condizione di promiscuità forzata e di rischio ingiustificato, per lunghi giorni, ospiti contagiati e ospiti non contagiati, operatori e operatrici del tutto impreparati a fronteggiare tali contingenze.
La situazione della Casa di Riposo di Accettura rappresenta plasticamente solo l’ultimo esempio della sordità e dell’inerzia che continua a contrassegnare l’agire delle Autorità politiche regionali e di quelle sanitarie.
Necessita, dunque, un immediato cambio di rotta, capace di tenere insieme una visione generale di ridisegno del welfare socio-sanitario – fortemente improntato alle profonde trasformazioni socio demografiche in atto nella nostra regione – e una tempestiva azione di potenziamento della rete di medicina territoriale e dei livelli di assistenza sociale e sanitaria domiciliare, anche in funzione anti Covid-19, facendo leva su strumenti e risorse previsti dai Decreti che si sono succeduti nel corso dei mesi che abbiamo alle spalle.
A tal riguardo, occorre anzitutto accelerare il rafforzamento delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), integrando la loro attuale composizione con altre professionalità socio sanitarie, cui affidare anche lo svolgimento delle attività di sorveglianza sanitaria attiva sulle strutture socio sanitarie e socio assistenziali residenziali per anziani, disabili e più in generale persone fragili e l’intervento nelle situazioni di emergenza.
Del tutto ingiustificata è la mancata adozione, da parte della Regione, di un Protocollo sanitario di prevenzione anti Covid-19 teso a disciplinare procedure e percorsi per la valutazione ed il trattamento di alcuni tra i più rilevanti nodi problematici che contrassegnano la conduzione delle Strutture Residenziali socio –sanitarie – assistenziali sotto il profilo della sicurezza sanitaria: dalle modalità di inserimento di nuove ammissioni ritenute urgenti ed improcrastinabili dai servizi sociali dei Comuni alla sospensione dei rientri in famiglia, dal rientro in struttura degli ospiti dimessi dagli ospedali anche senza sintomi alle modalità di isolamento dei casi sospetti in attesa di tampone, dal reperimento di nuovo personale in sostituzione di quello assente a vario titolo a causa del Covid-19 al trasferimento in hub dedicati di persone colpite dal contagio.
Alla stessa stregua, irrinviabile è l’attivazione di tavoli tecnici presso le Prefetture per predisporre – attraverso intese tra Dipartimento Regionale Sanità, Aziende Sanitarie territoriali, Protezione Civile, Ambiti Socio Territoriali, Comuni in cui insistono Case di Riposo per anziani, RSA etc. e rispettivi Gestori– Piani di emergenza per realizzare interventi tempestivi e coordinati tesi a circoscrivere i focolai di contagio, gestire la eventuale evacuazione dei contagiati dalla strutture, mettere in sicurezza ospiti ed operatori ed operatrici, assicurare cura e assistenza continua a coloro che risultano positivi al Covid-19, ma non necessitano di ospedalizzazione, individuando e rendendo disponibili strutture dedicate.
Ultimo, non per minore importanza: occorre che i gestori delle Case di Riposo, superando residue reticenze, mettano a disposizione delle Istituzioni territoriali e delle Aziende sanitarie tutte le informazioni utili a definire un quadro dettagliato di conoscenze della situazione in essere per ciascuna struttura: dall’attuazione delle misure di prevenzione e sicurezza per operatrici e operatori alle risorse umane e professionali in forza, dall’adeguatezza logistica e funzionale (ad es. disponibilità di stanze attrezzate per l’eventuale isolamento dei casi sospetti) alla dotazione di dispositivi tecnologici per mettere in relazione gli ospiti con i familiari, alleviare la condizione di isolamento degli anziani ed evitare che la solitudine si trasformi in sensazione di abbandono e disperazione.
Si dia luogo, quindi, ad un confronto vero con CGIL CISL UIL e SPI FNP UILP, tanto da parte del Governo Regionale quanto da parte delle Aziende Sanitarie e degli Ambiti Socio Territoriali, teso a delineare, con lo sguardo rivolto al futuro, i cardini di una rinnovata strategia di prevenzione e contenimento di questa seconda ondata pandemica – con al centro lo stato e la tenuta del Servizio Sanitario Regionale e della rete socio assistenziale – e ad implementare le misure più urgenti per proteggere le persone più anziane e fragili e ridurre le disuguaglianze di salute.