Il Csail non ricerca alcuna “guerra” tra siciliani e lucani senza lavoro ma non può che sottolineare la solita sceneggiata dell’Eni che smentisce ed occulta la realtà. Al Centro Oli di Viggiano, in precedenza per i lavori della Quinta linea, sono già arrivati ben 1.650 siciliani che , come è stato accertato, non hanno alcuna professionalità specifica al lavoro che svolgono. Quindi le giustificazioni dell’Eni le conosciamo già e questa volta il fermo dell’impianto di Gela è solo l’ennesima scusa. Tutto ciò mentre assistiamo all’intensificazione dell’emigrazione di giovani e meno giovani lavoratori che non trovano lavoro in Basilicata (specialmente in Val d’Agri) con professionalità specifica e sono costretti ad andare al nord o nei paesi europei. Guardiamo adesso con attenzione al nuovo reclutamento Eni su scala nazionale di figure professionali specifiche per verificare quanti lucani saranno assunti.
Dunque in Basilicata si verifica uno strano fenomeno di emigrazione forzata di migliaia di giovani e contemporaneamente l’immigrazione in Val d’Agri (voluta e decisa dall’Eni con l’avallo della politica regionale), di migliaia di “operai comuni ” che si appropriano dei diritti degli abitanti del Territorio Petrolifero lucano. Ripeto: il popolo lucano non ha nulla contro gli operai extra-regionali però c’è rabbia contro le istituzioni che non sanno, o meglio, non sono in grado di costruire le condizioni di confronto con l’Eni che con arroganza spadroneggia perchè protetto dai governi regionale e Nazionale. Il risultato: intere famiglie lucane vengono mortificate senza potersi ribellare, mentre i sindaci del territorio fanno la solita propaganda dichiarandosi ribelli e contestatari ma sono consci di essere dipendenti “indiretti” dei politici
e dell’Ente petrolifero.
Filippo Massaro, Csail
OPERAI SICILIANI A VIGGIANO: DC-LIBERTAS, DICHIARAZIONI-AUTOGOL DA ASSESSORE LIBERALI
“Le dichiarazioni dell’assessore Attività Produttive-Formazione Liberali che, di fatto, “giustifica” l’Eni per il continuo e costante afflusso di operai e tecnici provenienti da fuori Regione presso il Centro Olio di Viggiano sono un clamoroso autogol perchè nel sostenere la tesi Eni secondo la quale da noi mancano le professionalità richieste di fatto ammette il fallimento delle attività di formazione finanziate dalla Regione”. E’ il commento del segretario regionale DC-Libertas Giuseppe Potenza.
“Il problema – aggiunge – dunque non è l’introduzione di una quota di riserva per manodopera lucana, come chiedono i sindaci della Val d’Agri, quantificandola nel 60%, quanto piuttosto quello di prevedere e programmare i profili professionali di cui Eni e le società appaltatrici e subappaltatrici hanno bisogno da oggi ai prossimi 10-15 anni. Si pensi ai fondi Fse spesi, per almeno un centinaio di milioni di euro, nel sessennio 2007-2014, sia pure complessivamente, per capire l’inadeguatezza dell’iniziativa regionale resa ancora più vistosa dall’arrivo dell’assessore esterno che evidentemente continua a manifestare serie difficoltà nella conoscenza delle dinamiche sociali della nostra regione. Qualcuno dovrebbe ricordare all’assessore che non lo sa l’esperienza dei corsi per saldatori finanziati dalla Regione con il risultato che finiti i corsi non servivano più saldatori. E allora per evitare che si possano innescare in Val d’Agri focolai di tensione in una terra che continua a conservare intatti i valori della solidarietà e della tolleranza, venendo incontro alla proposta di sindaci, sindacati e comunità locali, si tratta – afferma il segretario DC-Libertas – di chiedere subito all’Eni ed alle imprese del distretto energetico l’elenco dei profili professionali e contemporaneamente di attivare i Centri per l’Impiego al reclutamento trasparente. E’ il primo atto necessario per dare seguito all’ennesimo appello del Santo Padre che ha sottolineato al Presidente Mattarella come “la carenza di lavoro per i giovani diventa un grido di dolore che interpella i pubblici poteri, le organizzazioni intermedie, gli imprenditori privati e la comunità ecclesiale, perché si compia ogni sforzo per porvi rimedio, dando alla soluzione di questo problema la giusta priorità” e avverte che “nella disponibilità del lavoro risiede infatti la stessa disponibilità di dignità e di futuro”. Appello ripreso dal capo dello Stato, che ha messo in guardia dal “dramma della disoccupazione e delle nuove povertà” che rischiano di “inghiottire il futuro di intere generazioni”. Un monito anche per la politica e la massima istituzione regionale alla vigilia della sessione comunitaria del Consiglio che dovrebbe segnare una svolta nella programmazione e spesa dei fondi Ue”.