Vandana Shiva, Presidente Navdanya International “Il Manifesto Terra Viva e l’Agricoltura Biologica”, ad Expo2015 ha messo a dimora nella terra del Biodiversity Park alcuni semi rari. Con lei c’erano le Donne in Campo-Cia. Tutte insieme per piantare semi da ogni regione. Questa cerimonia collettiva – sottolinea una nota di Donne in Campo – ha inteso mettere in luce come alle donne sia affidato il futuro dell’agricoltura sostenibile in un segno di continuità con il passato. Come sottolinea la Cia, “questa è l’occasione per far risaltare il protagonismo delle imprenditrici agricole. L’agricoltura è il settore dove le donne trovano maggiore spazio per fare impresa ma sappiamo anche che l’impresa al femminile è quella che produce maggiore valore aggiunto e contemporaneamente che ha cicli produttivi più sostenibili. Le nostre Donne in Campo sono oggi al vertice delle Fattorie didattiche, degli agriturismi, ma anche al vertice delle imprese più fortemente orientate al biologico, alla difesa delle colture rare, alla promozione e valorizzazione dell’agricoltura multiruolo e dell’agricoltura custode. Ripetere all’Expo il rito della semina è il gesto attraverso il quale rivendicare che la fertilità, la vita, il rapporto con il naturale sono nelle mani delle donne e si coltivano con le mani delle donne. E il frutto di questo lavoro è un futuro più armonico per l’umanità”. L’Expo si è data per parola d’ordine “Nutrire il pianeta energia per la vita”: ebbene, nell’area del Biodiversity Park si è compiuto il più autentico degli atti che servono proprio a questo: il mettere a dimora da parte delle donne nuova vita che è la perpetuazione della vita stessa.
Ma la cerimonia è stata anche l’occasione per rivendicare la centralità dell’impresa femminile in agricoltura. Basti dire che ben il 9% delle imprenditrici, infatti, opera nel settore primario, a fronte di una quota che tra gli uomini si ferma 6,6%. Anche negli anni della crisi il trend di nuove imprese agricole avviate da donne è crescente: sono aumentata in cinque anni di quasi il 13 per cento compensando gli abbandoni. E vi è una particolarità: le imprese condotte da donne sono le più creative, quelle dove i criteri gestionali sono più manageriali. Il tratto di marcata modernità delle imprese agricole femminili è dato dalla spiccata multifunzionalità. In particolare, la multifunzionalità si concretizza nelle aziende gestite dalle donne in alcuni ben precisi ambiti, specialmente quelli più innovativi per il settore, come ad esempio le fattorie didattiche (fatte 100 le imprese agricole con fattorie didattiche annesse, 33,6 hanno un capo azienda donna), gli agriturismi (32,3), le attività ricreative e sociali (31,1) e la prima trasformazione dei prodotti vegetali (29,2), mentre non è affatto radicata la tendenza a svolgere lavoro per conto terzi (7,8), sistemazione di parchi e giardini (11,1) o produzione di energie rinnovabili (16,3). La produzione media dell’impresa agricola condotta da una donna risulta superiore a quella facente capo ad un uomo (28 mila e 500 euro nel 2011 contro circa 24 mila e 800 euro); ma lo scarto aumenta vertiginosamente se si considerano le aziende multifunzionali.
La sapienza delle donne, il loro saper prendersi cura della terra, della fertilità dei suoli, della salute dell’ambiente, dell’acqua e dell’aria – afferma Matilde Iungano, presidente Donne in Campo Basilicata – incontra anche lo slogan di Expo 2015: Nutrire il Pianeta, energia per la vita, laddove nutrire significa anche ricreare un rapporto armonioso tra le genti e il loro territorio, rendere viva la consapevolezza che la salubrità della vita dipende dalla qualità e dal rapporto con il cibo che quotidianamente consumiamo. E i nostri prodotti tradizionali, per qualità nutrizionali, facilità di produzione e per il legame identitario con il territorio e l’ambiente di appartenenza li rende testimonianza del passato ma anche speranza e indicazione per il futuro. Innovare in agricoltura significa recuperare la tradizione che costituisce la base per rielaborare e creare innovazione. Una particolare sensibilità per le tradizioni rurali, ma anche per le tematiche ambientali e la tutela del nostro territorio, è mostrata dalle aziende agricole femminili che partecipano attivamente al processo di modernizzazione. L’agricoltura “in rosa”, oltre a connotarsi per una spiccata attitudine alla sostenibilità economica e sociale, punta anche ai settori come biologico, produzioni di nicchia Dop e Igp e vitivinicoltura, creando agriturismi, fattorie didattiche e fattorie sociali, agri-asili e agri-nidi. Insomma l’agricoltura è il settore produttivo dove il tasso di ‘femminilizzazione’ è più elevato. Altro progetto fatto proprio dall’Associazione “Donne in Campo”, e che riprende una filosofia gastronomica ampiamente sperimentata in Germania, è l’Agricatering che prevede l’offerta di servizi di catering a filiera corta con piatti della tradizione contadina nell’ottica della valorizzazione dei prodotti agricoli locali a chilometro zero e quelli di stagione nel rispetto della tradizione gastronomica. Così facendo, assolvendo al tempo stesso ad una funzione educativa – conclude Iungano – si sono utilizzate le ricette antiche utilizzando le materie prime genuine e fresche, riappropriandosi delle tipicità, dei gusti, dei sapori di un tempo.