Fare rete sui mercati, potenziare la lotta alla contraffazione, finanziare la formazione specifica sull’export e organizzare incoming di buyer stranieri nei territori italiani. Queste le quattro proposte principali che Cia-Agricoltori Italiani ha portato al Tavolo Agroalimentare con le associazioni del settore, organizzato dal sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri Manlio Di Stefano per affrontare le nuove sfide connesse all’internazionalizzazione delle imprese.
L’export di prodotti agricoli dalla Basilicata al primo semestre 2021, secondo il recente rapporto Banca d’Italia, ha raggiunto i 23 milioni di euro con più 3,3 milioni di euro rispetto al primo semestre 2020. A questo si aggiunge l’export dei prodotti alimentari lucani per 40 milioni di euro con più 14,4 milioni rispetto ai primi sei mesi 2020. Sono risultati importanti – commenta la Cia di Potenza e Matera – ancora più significativi per effetto delle sensibili riduzioni di importazioni di prodotti agricoli (-19,2 milioni di euro in un anno) e di prodotti alimentari (-12,7 milioni di euro in un anno) a conferma che “mangiare sano mangiare lucano” non è più solo uno slogan.
“Per promuovere il Made in Italy all’estero, ancora di più nel post pandemia – ha detto al Tavolo la responsabile dell’Ufficio Internazionale di Cia, Cristina Chirico – bisogna innanzitutto puntare sull’aggregazione, sia tra le imprese, per ridurre i costi e superare gli ostacoli legati alla dimensione e alla gestione delle procedure per l’export, sia tra i vari comparti (agricoltura e artigianato, agroalimentare e moda), facendo rete per raggiungere l’obiettivo fondamentale di valorizzare il brand Italia nel mondo”.
Serve poi, secondo Cia, l’ulteriore potenziamento e finanziamento della formazione delle imprese per l’orientamento e l’accesso ai mercati esteri, offrendo competenze e strumenti specifici alle Pmi per muoversi oltreoceano e difendersi dall’italian sounding.
Necessarie anche risorse extra fiere per rafforzare il programma di visite dei buyer esteri sul territorio nazionale, in particolare nelle aree rurali, organizzando tour incoming nelle aziende agricole in partenariato con le associazioni di categoria, per promuovere il cibo insieme al turismo e al paesaggio.
Per Cia, inoltre, bisogna consolidare il ruolo degli sportelli ICE per fornire consulenza specifica alle imprese sulle tematiche dell’export e individuare tipologie dedicate di accesso ai finanziamenti pubblici agevolati per l’internazionalizzazione delle imprese agricole. Infine, le campagne di promozione del Made in Italy agroalimentare devono puntare sempre di più sulla promozione della Dieta Mediterranea, anche per fronteggiare i rischi del Nutriscore, come modello alimentare corretto, sostenibile, salubre, variegato, efficace nella riduzione dell’insorgenza di malattie croniche. Allo stesso modo, al centro delle campagne promozionali ci dovranno essere le eccellenze dei territori, a partire da Dop e Igp, con gli agricoltori protagonisti dei sistemi locali del cibo.