Federazione Nazionale Stampa Italiana e Associazione della Stampa di Basilicata: “Azioni vessatorie nei confronti di giornalisti degli uffici stampa della Giunta e del Consiglio regionale della Basilicata”. Di seguito la nota integrale.
Alla Regione Basilicata si violano i diritti dei lavoratori e si usano comportamenti vessatori.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Associazione della Stampa di Basilicata denunciano le azioni messe in atto dalla Regione Basilicata in danno dei giornalisti degli uffici stampa della Giunta e del Consiglio regionale.
Negli anni scorsi, in molte Regioni, al personale degli uffici stampa era stato applicato il Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico FIEG-FNSI, ritenuto più idoneo per assicurare un servizio di informazione istituzionale continuo e tempestivo, nell’interesse dei cittadini. A seguito di alcune sentenze della Corte costituzionale e dell’approvazione da parte del Parlamento di una norma di salvaguardia per questi dipendenti, e dopo la firma di uno specifico accordo fra l’ARAN, le Confederazioni rappresentative nei comparti di contrattazione e la FNSI per la specifica regolazione di raccordo del personale dei profili “informazione”, i giornalisti degli uffici stampa di queste Regioni devono essere reinquadrati – ferma restando la garanzia dei livelli stipendiali maturati – nel contratto
dei dipendenti pubblici come giornalisti pubblici. In diverse Regioni sono stati già sottoscritti accordi sindacali per applicare i nuovi contratti dei giornalisti della pubblica amministrazione, con un ruolo attivo della Fnsi.
Non così in Basilicata, dove la Regione, limitandosi ad adeguarsi all’iniziativa della Corte dei Conti (maturata in un contesto precedente, ormai superato da leggi e contratti del pubblico impiego), ignorando i diritti maturati dai giornalisti nel corso degli anni, negando ogni confronto con il sindacato e senza il seppur minimo tentativo di difendere il personale che ha svolto e continua a svolgere con professionalità e senso di responsabilità il proprio lavoro, ha chiesto ai giornalisti la restituzione di somme legittimamente percepite su cui si è fatto legittimo affidamento, senza peraltro tenere conto di specifiche situazioni come, ad esempio, quella di comando presso altri enti.
Un atto che risulta fortemente discriminante rispetto al panorama nazionale e che colpisce i giornalisti lucani la cui unica colpa è quella di aver firmato, ben 20 anni fa, e su richiesta della stessa Regione Basilicata, un contratto di lavoro giornalistico, in base ad una legge regionale che per vent’anni nessun giudice ha mai contestato.
In Regione Basilicata non si riconosce il ruolo del sindacato dei giornalisti – con cui invece sia l’ARAN sia altre amministrazioni regionali si confrontano regolarmente – non si applica il nuovo contratto, con un modo di procedere semplicistico e dannoso per i dipendenti. Per la gioia dei burocrati pubblici prima si chiede ai giornalisti la restituzione in 30 giorni dell’intero presunto indebito, pari a 10 anni di lavoro e, quindi, di esperienze professionali maturate e responsabilità ricoperte, e poi si annuncia la trattenuta, già dal prossimo mese di luglio 2022, di un quinto dello stipendio e di future modalità di recupero alla cessazione del servizio.
E questo nonostante sia in corso un giudizio davanti al Giudice del lavoro, e l’avvocato della Regione abbia esplicitamente affermato negli atti processuali che le comunicazioni inviate non consentirebbero di intentare nessun recupero coattivo prima del conseguimento di un titolo esecutivo vero e proprio.
Ma quale stato di diritto si vive in Basilicata?
In questi vent’anni i giornalisti degli uffici stampa della Giunta e del Consiglio regionale per assicurare una informazione istituzionale tempestiva e completa hanno lavorato in orari ed in condizioni diverse da quelli degli altri lavoratori della pubblica amministrazione, spesso di notte e nei giorni festivi e risultando, in ogni caso, sempre reperibili. Chi li risarcirà di questo impegno?
Nonostante la vertenza stia andando avanti da alcuni anni e nonostante il passaggio dal contratto dei giornalisti a quello del pubblico impiego, i giornalisti stanno continuando a lavorare in orari diversi, anche di sabato, talvolta di domenica e, comunque, sempre a disposizione dei rappresentanti istituzionali. Ma ora la misura è colma.
La Fnsi e la Associazione della Stampa chiedono alla Regione di sospendere ogni azione fino al giudizio di primo grado previsto per il 23 maggio del 2023 davanti al Giudice del lavoro. E nel frattempo, chiedono alla Regione di applicare, nella sua interezza, il nuovo contratto dei giornalisti della pubblica amministrazione approvato il 7 aprile scorso da Aran, Fnsi e sindacati, validato dal Governo e dalla Corte dei Conti, così come si sta facendo in altre Regioni italiane. Il sindacato dei giornalisti non si fermerà qui e coinvolgerà in questa vertenza anche le organizzazioni confederali Cgil, Cisl e Uil, perché i diritti sono di tutti i lavoratori, a prescindere dalla categoria di
appartenenza.