Il passaggio alla zona arancione ci consentirà di riaprire ma non risolve certo la situazione di grave difficoltà che ci attende per Pasqua. E’ il commento di Antonio Sorrentino a nome di Federmoda-Confcommercio Potenza. Per gli esercizi di abbigliamento, calzature, accessori la possibilità di riprendere l’attività da martedì è indubbiamente un vantaggio per tentare di smaltire il magazzino e acquisire liquidità. Solo che con le disposizioni già previste dal Governo per le festività pasquali sull’intero territorio nazionale si stima che la perdita a livello nazionale per il commercio rispetto a un mese normale nel quale ricade la Pasqua superi i 15,5 miliardi con una caduta del fatturato superiore al 30% del totale. Il calcolo arriva da nostro Ufficio studi secondo il quale in un mese senza pandemia (come ad esempio nel 2019) nel quale ricade la Pasqua i consumi nei settori del vestiario, mobili, bar e ristoranti, servizi di alloggio, trasporti escluse le auto, i servizi ricreativi e gli altri servizi vari superano nel complesso i 50 miliardi.
“Pasqua – aggiunge Sorrentino – ha sempre rappresentato l’occasione per acquisti di abbigliamento e calzature della stagione primaverile. Questa volta il periodo di apertura dei negozi sarà troppo limitato e scoraggerà gli acquisti già depressi dall’oggettivo calo dei consumi. Per questo la nostra agonia continua”.
“In attesa che le vaccinazioni procedano a pieno regime – dice il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, – continua il ricorso ai lockdown, una strategia insostenibile per le imprese del terziario. Insostenibile perché tardano gli indennizzi dovuti e mancano ancora indicazioni sugli interventi per compensare le perdite di fatturato ormai ingenti. Chiediamo che il decreto ‘Sostegno’ ridia effettivamente ossigeno alle imprese e non arrivi fuori tempo massimo.
La preparazione del decollo della campagna vaccinale – aggiunge Sangalli – si sta sviluppando nel contesto davvero preoccupante della diffusione delle varianti del coronavirus. Sono dunque più che mai necessarie vigilanza attenta ed azioni rigorose e mirate di contrasto dell’epidemia”. Secondo Sangalli però, queste azioni devono consentire di “andare oltre il ricorso generalizzato al ‘più chiusure’, un modello d’intervento rinnovato con l’odierno decreto, ma ormai insostenibile per le imprese del commercio e dei pubblici esercizi, del turismo e dei trasporti, dei servizi”.
“Crescono ulteriormente, così, – osserva il presidente di Confcommercio – i rischi di cessazione definitiva dell’attività di tantissime imprese e di caduta dell’occupazione. Continuano, invece, a tardare i ristori dovuti: mancano indicazioni chiare ed è sempre più evidente che occorrerà decisamente rafforzare la dotazione finanziaria per gli interventi a valere sulle perdite di fatturato, preannunciata nell’ordine dei dieci miliardi di euro”.
“Per queste ragioni – conclude Sangalli- Confcommercio chiede al Governo un incontro urgentissimo sull’impatto economico e sociale delle chiusure e sulle misure ancora attese del decreto ‘Sostegno’. Un decreto che non deve arrivare fuori tempo massimo”.