“Il settore è allo stremo e ne siamo consapevoli, ma il dazio non può essere fatto pagare soltanto ai lavoratori, questo è quello che innanzitutto vogliamo dire alle nostre controparti e al governo.” Con queste parole Massimo Trinci, segretario generale Feneal Uil, ha concluso da piazza dei Martiri a Napoli, davanti alla sede dell’Ance, una delle quattro manifestazioni interregionali dello sciopero nazionale di 8 ore organizzato oggi da Feneal Uil Filca Cisl Fillea Cgil.
Al grido “vogliamo il lavoro ed il contratto” hanno sfilato in corteo a Napoli le lavoratrici e i lavoratori dell’edilizia, quelli provenienti da Campania, Puglia, Calabria, Molise e Basilicata. Dalla Basilicata è arrivata una delegazione rappresentativa dei maggiori cantieri di tutta la regione mentre presidi si sono svolti in altri cantieri.
A seguito dello strappo avvenuto lo scorso 21 novembre tra sindacati e controparti, Ance e Coop, Feneal Filca e Fillea hanno proclamato lo sciopero nazionale di 8 ore, dopo che queste avevano presentato un testo, ritenuto inaccettabile dai sindacati, in cui non si prevede alcun aumento salariale e l’eliminazione dell’Anzianità Professionale Edile, oltre all’annullamento delle prestazioni delle casse edili.
Il segretario generale Massimo Trinci ha concluso la manifestazione con il suo intervento in cui ha sottolineato “la vitale necessità per il settore di riprendere a crescere, ma attraverso un nuovo modello di edilizia che traini l’intera economia italiana”. “Mai più l’edilizia di una volta, mai più abusi, costruzioni in zone a rischio, sfruttamento del territorio e cementificazione senza freni. Mai più 300mila abitazioni all’anno di cui migliaia restano invendute” lo ha chiesto il segretariorivolgendosi non solo ad Ance e Coop. ma al Governo perché si torni ad investire in edilizia “vero motore dell’economia”. “L’edilizia ha bisogno di liquidità, – ha proseguito Trinci – lavoro, ma anche di un diverso sviluppo che punti a sostenibilità e qualità. Se l’Ance, come continua a sostenere da tempo, vuole tutto questo, inizi a fare la sua parte garantendo un confronto vero per il rinnovo del contratto, per un lavoro sicuro e dignitoso e per un adeguato aumento salariale.” “ Le loro proposte invece – ha aggiunto Trinci – vogliono soltanto dire un ritorno al passato,e non, come la crisi ha reso ancora più necessario, un cambio di rotta che migliori la vita di tutti, come lavoratori e come cittadini. La crisi non deve essere uno scudo dietro cui trincerarsi, nascondendo. la propria incapacità di affrontare i problemi che comporta, piuttosto cogliamo l’occasione per rialzarci e ricreare posti di lavoro a partire dalla messa in sicurezza del territorio e dalla riqualificazione dell’esistente, scuole, periferie, ospedali, patrimonio artistico.” Infine il passaggio sui fondi europei – “Il nostro Paese è attanagliato da un problema di incapacità progettuale che una delle cause del nostro ritardo infrastrutturale. Basti pensare ai fondi europei che non riescono mai ad essere spesi completamente in tutte le Regioni del Sud. Non c’è tempo da perdere, l’edilizia nuova è il vero motore della ripresa.”
Dic 13