“E’ stato un anno particolarmente intenso di lavoro per fronteggiare una situazione che ha visto gli operai edili anche in provincia di Potenza come nel resto del Paese stringere la cinghia e pagare il prezzo più alto della crisi del comparto costruzione che in verità si trascina da qualche anno”. Lo ha detto il segretario regionale Feneal-Uil alla riunione del direttivo provinciale di Potenza della Feneal al quale ha partecipato il Segretario Nazionale Emilio Correale che ricopre la carica di Vice Presidente Cnce (Consiglio Nazionale Casse Edili).
Nel ricordare la recente manifestazione di Napoli per lo sciopero generale a sostegno del rinnovo del contratto, Palma ha sottolineato “la vitale necessita’ per il settore di riprendere a crescere ma attraverso un nuovo modello di edilizia che traini l’intera economia italiana”.
“Mai piu’ –ha aggiunto- l’edilizia di una volta, mai piu’ abusi, costruzioni in zone a rischio, sfruttamento del territorio e cementificazione senza freni. Mai piu’ 300mila abitazioni all’anno di cui migliaia restano invendute”.
“L’edilizia ha bisogno di liquidita’, lavoro, ma anche -ha proseguito – di un diverso sviluppo che punti a sostenibilita’ e qualita’. Se l’Ance, come continua a sostenere da tempo, vuole tutto questo, inizi a fare la sua parte garantendo un confronto vero per il rinnovo del contratto, per un lavoro sicuro e dignitoso e per un adeguato aumento salariale”. “Le loro proposte -ha continuato- vogliono soltanto dire un ritorno al passato, e non invece, come la crisi ha reso ancora piu’ necessario, un cambio di rotta che migliori la vita di tutti, come lavoratori e come cittadini. La crisi non deve essere uno scudo dietro cui trincerarsi, nascondendo la propria incapacita’ di affrontare i problemi che comporta, piuttosto cogliamo l’occasione per rialzarci e ricreare le occasioni per il lavoro a partire dalla messa in sicurezza del territorio e dalla riqualificazione dell’esistente, scuole, periferie, ospedali, patrimonio artistico”.
Per il segretario Nazionale Emilio Correale “i numeri che riguardano il nostro settore sono spaventosi: solo a considerare la diminuzione degli operai e delle imprese iscritte, si è prodotto un abbassamento delle ore lavorate e della massa salari da cui ne è conseguita una analoga diminuzione di oltre il 40% del gettito finanziario relativo alla contribuzione complessiva destinata alle Casse Edili: quasi un dimezzamento. Ciò spiega più di ogni altro elemento la natura profonda del nostro sistema bilaterale. C’è da dire, però, che le conseguenze di questa crisi, se, da un lato, hanno fortunatamente evidenziato quelle strutture che hanno operato talmente virtuosamente e con lungimiranza, dosando bene risorse, assetto e professionalità utilizzate, al punto di essere riuscite ad attenuarne gli effetti, dall’altro lato, hanno portato allo scoperto, in modo pressoché generalizzato, una quantità enorme di difetti mai superati, solo perché essi sono stati prodotti prima che si diffondesse, per volontà delle Parti Sociali, una politica di sistema e di messa in rete, così come poi è stata condivisa, regolamentata e attuata dalla CNCE.
Si dice spesso che dalle crisi scaturiscono sempre delle opportunità e non a caso tutte le Parti Sociali rappresentative del mondo dell’edilizia, in questa fase di rinnovo dei Contratti nazionali, stanno affrontando, pur se in modo sofferto e tra non poche contraddizioni, il nodo ineludibile di una corretta riforma del nostro sistema bilaterale, su cui, comunque, è necessario procedere con decisioni adeguate e di lunga prospettiva, prima che essa imploda al suo interno in modo rovinoso e certamente non più recuperabile. Oggi, infatti, risulta inderogabile la necessità di ripensare il nostro settore, in modo integrato ed ispirato ad una visione di insieme.
Bisogna soprattutto valutare e rimuovere tutti i vincoli ostativi che lo stanno appesantendo e rendendo poco appetibile, ma si devono soprattutto trovare stimoli per rinnovarlo ed individuare nuovi percorsi per il suo sviluppo.
Oggi dobbiamo più che mai difendere la” logica del cantiere” se non vogliamo che sia snaturato il lavoro edile e con esso la stessa connotazione della nostra categoria, con la sua organizzazione, con le sue regole e con i suoi strumenti a cominciare dalla bilateralità e dal suo sistema degli Enti Paritetici.
E questo è un ulteriore forte motivo in più di valutazione che sta animando la discussione al tavolo contrattuale circa la necessità inderogabile di riformare radicalmente la nostra bilateralità.
L’unica preoccupazione che bisogna avere è quella di guidare questi processi con una corretta visione di insieme e con il coinvolgimento di tutti i livelli interessati, senza compiere fughe in avanti e senza trascurare la necessità di una precisa corrispondenza tra la decisione di semplificare con l’opportunità di doverlo fare.
L’urgenza non deve partorire mostruosità, ma bisogna riuscire a riportare questi processi, invece, nell’alveo della progettazione generale della riforma della bilateralità”.