“I dati dell’anagrafe ministeriale degli edifici scolastici per il patrimonio di edilizia scolastica della nostra regione non sono una sorpresa: la percentuale più alta di edifici scolastici classificati in Zona 1 (la sismicamente più pericolosa) si registra in Calabria, 53,6%, seguita da Basilicata (33,5%) e Abruzzo (20,7%). E’ questa sicuramente un’indicazione per il neo Ministro alla P.I. Maria Chiara Carrozza, tenuto conto che il decreto del Ministero delle Infrastrutture che nel mese di gennaio scorso ha sbloccato il piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici su una dotazione complessiva di ben 111 milioni 800 mila euro assegna alla Basilicata appena 250 mila euro”. E’ quanto afferma il segretario regionale della Feneal-Uil rilanciando le proposte dei sindacati confederali dei lavoratori edili per un programma in grado di “disincagliare” i finanziamenti statali nel comparto delle opere pubbliche e quindi anche per l’edilizia scolastica.
Nel ricordare che “uno degli ultimi atti della gestione del ministro Francesco Profumo è stata la firma, il 27 marzo, della direttiva per destinare 38 milioni di euro alla costruzione di nuove scuole attraverso lo strumento del fondo immobiliare”, Palma sottolinea alcuni dei dati più significativi dell’Anagrafe del Miur: su 10.219 istituzioni scolastiche hanno risposto in 9.806; gli edifici censiti sono stati 36.220 (un’istituzione scolastica può includere più edifici); il 4% degli edifici scolastici in Italia è stato costruito prima del 1900, il 44% tra il 1961 e il 1980. Il 14,8% è stato riadattato per uso scolastico e il 4% è di proprietà di enti religiosi o privati; su 25.532 edifici per i quali è stata comunicata la classificazione sismica, 2.328 edifici sorgono nelle zone più pericolose dal punto di vista sismico e 11.414 si trovano in territori in cui in passato si sono avuti danni rilevanti a causa di terremoti abbastanza forti.
La direttiva del 27 marzo prevede un fondo da costituire attraverso una società di gestione del risparmio appositamente individuata dall’Ente locale/Regione tramite procedure a evidenza pubblica, è uno strumento finanziario destinato a realizzare le nuove strutture grazie alla valorizzazione degli immobili obsoleti, conferiti dall’Ente locale/Regione, e a ogni ulteriore eventuale cofinanziamento. E’ dunque questo – commenta Palma – un primo strumento da utilizzare perché se non si investe nell’edilizia scolastica e nell’ammodernare le scuole sia per il risparmio energetico che per la prevenzione antisismica ed in generale per la sicurezza, è evidente che non sarà possibile colmare quel gap infrastrutturale che continua ad allontanare il Mezzogiorno dal resto del Paese e dell’Europa. E tra gli obiettivi di fondo, ci sono quelli di garantire edifici scolastici sicuri, sostenibili, accoglienti e adeguati alle più recenti concezioni della didattica, sostenute dal percorso di innovazione metodologica intrapreso grazie alla progressiva diffusione delle ICT nella pratica educativa.
Di qui l’idea di pensare alla convocazione di una sorta di Stati Generali dell’Edilizia Scolastica per mettere intorno ad un tavolo tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati: se la scuola cambia e si rinnova, allora devono cambiare anche gli edifici e gli spazi educativi, secondo nuovi criteri per la costruzione degli edifici scolastici e uno sguardo al futuro, ai nuovi spazi di apprendimento coerenti con le innovazioni determinate dalle tecnologie digitali e dalle evoluzioni della didattica.