Per le comunità della Val d’Agri è un Ferragosto con scarsa voglia di festa all’insegna di amarezza, speranza e riscatto. Lo afferma il Csail in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro. Qualche giorno fa avevamo lanciato la proposta di tenere proprio a Ferragosto un’assemblea popolare nella quale assumere impegni concreti prima che con l’assestamento di bilancio della Regione anche quella quota residua di royalties non spesa sia rastrellata per esigenze di bilancio regionale. Un’iniziativa – dice Massaro – irrealizzabile specie per fatti contingenti alle condizioni di salute del Presidente Pittella (al quale facciamo gli auguri di pronta guarigione) ma che comunque ci vede impegnati a riaffermare un “altro” progetto di sviluppo per la valle. Il riappropriarsi, sia pure solo per una mezza giornata, del bosco, delle aree rurali e paesaggistiche all’interno del Parco Nazionale, per il tradizionale pic-nic e per la gita all’aria aperta, è la testimonianza delle risorse naturalistiche che rappresentano il futuro rispetto al petrolio. Ferragosto – continua Massaro – diventa così l’occasione per spiegare alle giovani generazioni quale può essere il riscatto e l’alternativa all’emigrazione. Continuiamo a guardare all’agricoltura come opportunità di sviluppo e occupazione a patto che non si ripeta l’esperienza del Psr 2007-2013, dei 6 milioni di euro, secondo i calcoli aggiornati dell’assessore Braia tutti da dimostrare (perchè per noi sono molto di più) da restituire a Bruxelles. Non si sottovaluti che tantissimi agricoltori e allevatori della Val d’Agri sono stati fortemente penalizzati dai comportamenti dell’ex Arbea e dagli uffici del Dipartimento Agricoltura. E’ dal 2008, a tutela degli agricoltori delle aree interne “vessati” dalle gestioni dei commissari, direttori, politici “prestati” all’Azienda, che si sono succeduti alla guida dell’Arbea, che avevamo messo in guardia sulle conseguenze dell’azione del vergognoso “carrozzone politico mangia-soldi” responsabile del fallimento di migliaia di agricoltori lucani, in tanti finiti nelle mani degli usurai. Paghiamo le conseguenze di una burocrazia smodata che circonda oggi il mondo dell’agricoltura e che penalizza soprattutto le aree interne. L’indignazione è sempre più insopportabile e riguarda un sistema, quello che circonda l’agricoltura, in grado di passare al vaglio centimetro per centimetro tutti i terreni; basta pensare che per ogni 10 addetti al settore, 1 è pronto, dietro la scrivania, a redigere documenti. Da questo sistema perverso, che gioca sulla pelle di chi produce, due sono le figure che ne traggono benefici: l’Ente, che creando più cavilli possibili, cerca di trattenere nelle sue mani i contributi provenienti dall’UE destinati al settore primario e gli “Uffici Commerciali” che, oltre a percepire compensi e contributi comunitari, non aspettano altro che compilare moduli per poi rifilare fatture onerose all’ultimo anello della catena.
Questo è uno dei tanti motivi per cui molte domande di aiuto vengono liquidate con molti anni di ritardo. Molto spesso gli Enti si avvalgono di astuzie come quella di problemi telematici, assenza di documenti che, dopo consegnati vengono puntualmente smarriti dalla P.A. stessa.
Il CSAIL, nell’interesse degli agricoltori delle aree interne, non si stancherà mai di richiedere l’accertamento dei responsabili e delle cause tecniche, politiche, amministrative che hanno determinato questa situazione con l’auspicio che il riordino del sistema dell’ente pagatore degli aiuti comunitari possa realmente funzionare con il nuovo PSR 2014-2020 e almeno dimezzare gli attuali tempi biblici di erogazione degli aiuti comunitari”.
Ago 12