A Marsico Nuovo in contrada Capo d’Acqua, per iniziativa della Cia-Agricoltori Val d’Agri e Slow Food Val d’Agri, si è ripetuta la “Festa della trebbiatura e dei grani antichi”. Quella della trebbiatura è una festa che affonda le sue radici nella storia, l’appuntamento che più di ogni altro segna la stagione estiva rievocando le tradizioni, i mestieri e i sapori di una volta. La rievocazione storica della mietitura e della trebbiatura si è svolta con gli strumenti e utensili più antichi e con quelli moderni. Un viaggio nel tempo alla riscoperta di una tradizione millenaria che la civiltà della macchine ha fatto scomparire liberando gli uomini dal lavoro manuale e allo stesso tempo allontanandoli per sempre dal quel senso di comunità che occasioni come la mietitura o la vendemmia riuscivano a far emergere. Dunque un momento molto atteso da tutta la comunità e che ha previsto tante attività pensate per celebrare e far conoscere agli adulti e ai bambini il mondo contadino e le sue tradizioni. Durante la festa è stato organizzato un laboratorio specifico per i bambini ai quali trasmettere la “memoria della fattoria”.
Celebrare le tradizioni e i prodotti della terra – sottolinea Giovanna Perruolo, direttrice Cia Potenza – risponde a molti obiettivi. In primo luogo la valorizzazione della nostra identità. Qualcosa che siamo abituati a dare per scontato ma che invece va difeso ogni giorno, soprattutto in tempi come questi, quando contro le tipicità locali è in atto un attacco senza precedenti da parte di potenti lobby sovranazionali specie sul grano e i cereali. Noi non permetteremo che l’immensa ricchezza creata dalla diversità dei nostri territori venga sacrificata agli interessi economici di qualche multinazionale: continueremo a lottare, anche attraverso questi appuntamenti, per proteggere e mantenere vive le nostre tradizioni e i nostri prodotti tipici come stiamo facendo con la strenua difesa del grano lucano e italiano» Specie le varietà dei grani antichi lucani va difesa e tutelata. Ci sono sementi antichi conservate nella “Banca dei semi antichi della Basilicata – Franco Sassone”, per conto dell’Alsia e nella Banca del Germoplasma dell’Istituto di Bioscienze e delle BioRisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR IBBR) di Bari.
Oltre alla conservazione ex situ presso le banche del germoplasma, l’Alsia ha avviato già da alcuni anni una conservazione in situ coinvolgendo diverse decine di agricoltori custodi selezionati in varie aree cerealicole. L’attività di valorizzazione non si è fermata alla coltivazione, ma è proseguita con la trasformazione delle cariossidi in farina che attualmente avviene in piccoli mulini in una microfiliera della farina di carosella lucana che coinvolge già diverse decine di imprese, tutte affiancate da Alsia che ne cura l’assistenza tecnica e la consulenza.