Le disuguaglianze crescono ovunque, ma è nelle zone rurali che si concentra il livello più alto di disparità. Un gap, rispetto alle città, che abbraccia servizi, mobilità, nuove tecnologie, sviluppo economico e sociale. Eppure è proprio dalle aree interne che bisogna ripartire, con piani di sostegno efficaci, invertendo il processo di abbandono e spopolamento di territori fondamentali per la produzione agricola e la sicurezza alimentare globale, così come per la tenuta idrogeologica e la tutela di ambiente e paesaggio. E’ il messaggio chiave lanciato a Matera da Cia-Agricoltori Italiani, durante il convegno a Palazzo Viceconte “Disuguaglianze tra aree rurali e aree urbane. Il ruolo dell’Europa tra presente e futuro”. Un’iniziativa che rientra negli eventi del terzo Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASviS, di cui Cia è partner.
Gli Agricoltori Italiani, quindi, si candidano a promotori e sostenitori di proposte, coerenti e concordate anche a livello europeo, per arrivare a un piano mirato di potenziamento e sviluppo delle aree rurali e interne.
In Italia, le aree interne comprendono il 53% circa dei Comuni (4.261), pari al 60% della superficie nazionale, con una popolazione di oltre 13 milioni di persone. Eppure -osserva Cia- si tratta di zone in cui i servizi essenziali sono sempre più carenti: se l’Italia è all’undicesimo posto in Ue per presenza di infrastrutture, si arriva in fondo alla classifica considerando soltanto le aree rurali. Situazione critica anche sul fronte dei servizi socio-sanitari, dimezzati rispetto alle città anche a causa del progressivo definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale negli anni 2015-2018. E non è finita: nelle aree rurali solo il 17% degli abitanti può contare su una connessione internet costante e di qualità, mentre sul fronte istruzione c’è un sistematico divario negativo delle aree interne per diversi indicatori, come la frammentazione delle classi e la frequente rotazione dei docenti.
“Serve ridare alle aree interne la dignità che meritano -ha sottolineato il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino- non solo dal punto di vista dei servizi, ma anche a livello di opportunità, di accesso alle tecnologie, di mobilità. Sono zone fondamentali, in cui vive il 23% della popolazione italiana, e dov’è cruciale il ruolo degli agricoltori: sia per il governo idrogeologico del territorio, visto che proprio la coltivazione dei terreni aiuta a stabilizzare i versanti e a trattenere le sponde dei fiumi, sia per l’attività produttiva vera e propria”. A questo proposito, vale la pena ricordare lo studio recente della Commissione Ue, secondo cui nel 2050 l’agricoltura tornerà ad essere la prima voce dell’economia europea e la domanda di prodotti agricoli crescerà del 70%.
Per questi motivi, ha aggiunto ancora Scanavino, “bisogna intervenire su questa situazione di disparità a svantaggio delle aree interne, che devono diventare una risorsa con un progetto-Paese che coinvolga le istituzioni a tutti i livelli”.
Un impegno, quello di Cia sul tema, che fa il paio con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, che promuovono la riduzione delle disuguaglianze, così come una crescita economica duratura, inclusiva ed equa.
All’evento di Matera, sono intervenuti anche Giuseppe Stasi (presidente Cia Matera), Ettore Novellino (direttore Dipartimento di Farmacia Università Federico II di Napoli), Luca Vecchi (Energista), Anna Lisa Mandorino (vicesegretario generale Cittadinanzattiva), Ettore Bove (Università degli studi di Basilicata), Michele Somma (presidente Camera di Commercio Basilicata), Francesco Fanelli (assessore Politiche agricole Regione Basilicata), Mauro D’Acri (consigliere con delega all’Agricoltura Regione Calabria) e Alessandro Del Carlo (presidente nazionale Anp).
Domani 24 maggio, sempre nella cornice di Matera, capitale europea della cultura 2019, si terrà la prima Festa Anp-Cia delle regioni Basilicata, Calabria, Campania e Puglia. Tema dell’Assemblea pubblica dell’Associazione nazionale pensionati di Cia, alle ore 10.30 a Palazzo Viceconte con tanti ospiti e autorità, “Il Paese che vogliamo. Cultura, lotte, pensioni, sanità, servizi sociali”.