Il segretario generale Fials Matera, Gianni Sciannarella e il segretario aziendale Fials Matera, Marco Bigherati, in una nota dichiara la contrarietà del sindacato rispetto all’affidamento del servizio di somministrazione di lavoro temporaneo per le aziende del servizio sanitario regionale e per i Dipartimenti della Regione Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Apprendiamo con assoluto clamore una delibera da parte dell’ASM in data 02/09/2020 contenente come oggetto: procedura aperta per la conclusione di un accordo quadro per l’affidamento del servizio di somministrazione di lavoro temporaneo per le aziende del servizio sanitario regionale e per i dipartimenti della regione Basilicata – presa d’atto della determinazione dirigenziale dell’ufficio “centrale di committenza e soggetto aggregatore” della sua-rb n. 20ab.2020/d.00021 del 19/02/2020 relativa all’aggiudicazione e del relativo accordo quadro repertorio 400 del 12.06.2020. – atti consequenziali.
Nella lettura della delibera notiamo che l’ASM prende atto dell’Accordo Quadro repertorio 400 del 15.06.2020, relativo al lotto n. 2 stipulato dalla SUA RB con l’operatore economico aggiudicatario: RTI Synergie Italia Agenzia per il Lavoro Spa (mandataria) e Risorse Italia srl (mandante) e di Dare Atto che l’importo complessivo dell’appalto non è preventivamente determinabile atteso che lo stesso sarà il risultato della sommatoria degli importi dei singoli accordi attuativi che si andranno a sottoscrivere con la ditta affidataria nel periodo di validità del predetto accordo quadro.
Noi come Fials siamo nettamente contrariati, ricordando che la peculiarità della fattispecie in oggetto è considerata, da sempre, la struttura trilaterale nella quale essa si articola, costituita da un contratto di somministrazione di lavoro, puramente commerciale che fa capo a due imprese – l’Agenzia autorizzata e l’impresa utilizzatrice -, e dal contratto di lavoro subordinato vero e proprio che intercorre tra l’Agenzia e il lavoratore somministrato, strettamente funzionali tra di loro, dalla quale discende, autorizzandola, la dissociazione tra titolarità giuridica del rapporto di lavoro ed effettiva utilizzazione, o titolarità sostanziale, della prestazione lavorativa, restando la prima in capo all’Agenzia e la seconda in capo all’impresa utilizzatrice.
In sostanza, il concetto è lo stesso. Si tratta di una legge introdotta nel 1997 per garantire maggiore flessibilità nel mondo del lavoro. La caratteristica principale è che, a differenza di un normale rapporto di lavoro che coinvolge due soggetti (il datore ed il dipendente), in questo caso i soggetti sono tre: l’azienda, il lavoratore e l’agenzia interinale, o di somministrazione che dir si voglia.
Ma, in sostanza, poco o nulla è cambiato a parte il nome. Il lavoro a somministrazione prevede che l’utilizzatore, ovvero l’azienda, faccia richiesta al somministratore, cioè l’agenzia, di manodopera. Il lavoratore avrà un rapporto di lavoro non con l’azienda ma con l’agenzia, che «affitterà» il dipendente all’utilizzatore.
La riflessione che facciamo riguarda la già situazione critica dei nostri nosocomi, ricordando che la nostra Azienda Sanitaria Materana deve, prima di accedere eventualmente al lavoro a somministrazione, sbloccare i concorsi tra l’altro già avviati a gennaio 2020 e sbloccare la mobilità interregionale ferma per l’assunzione di 51 infermieri. Diciamo no all’accordo, in Lombardia la richiesta di lavoro in somministrazione è crollata archiviando la contrazione peggiore dal 2013. Questo dato evidenzia così come il DM70 la necessità di rivalutare il sistema e modificarlo. Non possiamo noi mettere in campo situazioni che altre regioni stanno dismettendo, questi contratti a somministrazione non porteranno certamente il cambio che tutti stiamo cercando e ci ritroveremo nelle corsie con personale di serie a e personale di serie B anche da un punto di vista economico. Chiediamo pertanto di bloccare ogni iniziativa e di utilizzare i concorsi per le assunzioni e tutte le forme di mobilità per colmare un deficit enorme che attanaglia tutti i lavoratori nelle corsie degli ospedali.