Da problema a risorsa. Una risposta alla diffusione e proliferazione dei cinghiali arriva dall’avviso pubblico approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore alle Politiche agricole e forestali, Francesco Fanelli, per la presentazione di “progetti pilota per la realizzazione di una filiera delle carni di cinghiale lucano”.
“L’obiettivo – ha spiegato l’assessore Fanelli – è duplice: da una parte contenere la presenza sempre più invasiva degli ungulati selvatici che oltre ai danni alle colture, rappresentano un pericolo per l’incolumità delle persone causando molti incidenti e dall’altra, trasformare questo problema in una opportunità. È un modo intelligente di risolvere in maniera sostenibile un problema diffuso su scala nazionale puntando su una filiera locale delle carni di selvaggina garantendo altresì una maggiore sicurezza, tracciabilità e trasparenza nel consumo di tali carni, oltre a diventare un reddito per gli operatori e contribuire alla salvaguardia ambientale con azioni di contenimento adeguate e attente. L’auspicio è che questi progetti possano diventare un nuovo modello di gestione del cinghiale. Si tratta – ha concluso Fanelli – di un ulteriore strumento per contrastare l’invasione e i danni da fauna selvatica che si aggiunge agli altri di competenza della Regione, come il selecontrollo. È indispensabile però – ha ricordato l’esponente dell’esecutivo regionale – di un intervento del Governo nazionale, come abbiamo più volte sollecitato, con misure straordinarie per affrontare quella che è ormai una vera e propria emergenza”.
Potranno presentare domanda i soggetti iscritti alla Camera di commercio, avere sede operativa in Basilicata, essere in possesso di un centro di trasformazione e lavorazione delle carni di selvaggina. L’avviso è stato pubblicato sul Bur speciale n. 83 del 24 settembre. Da questa data, gli operatori avranno trenta giorni di tempo per presentare la manifestazione d’interesse. La Regione Basilicata garantisce l’utilizzo, per l’intera durata del progetto, di un marchio regionale e avvierà accordi di collaborazione con gli enti preposti per lo studio e l’analisi dei risultati ottenuti dall’attuazione del progetto finanziato. I progetti candidati a finanziamento dovranno avere una durata triennale. Per ottenere l’importo del contributo complessivo assegnato i soggetti dovranno garantire il ritiro di un numero minimo di capi non inferiore, per l’anno 2021 a 2 mila, per il 2022 a 3 mila e per il 2023 a 4 mila nonché la lavorazione, trasformazione e commercializzazione degli stessi.