“E’ da tempo che le Istituzioni nazionali, regionali, provinciali e comunali sono state allertate sul dissesto dell’ agricoltura meridionale, atteso l’ aumento vertiginoso dei costi di produzione e il drastico calo dei prezzi che erode il reddito di chi lavora e tutela la salute di tutti. A nulla servono le integrazioni europee che invece di aumentare si assottigliano, mettendo a rischio la tenuta sociale di intere comunità, mentre le organizzazioni sindacali agricole occupano gli spazi degli istituti di ricerca statistica abdicando al proprio ruolo di difesa di una politica agricola per l’Italia”. Lo dichiara Saverio De Bonis coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli.
“Da stasera – aggiunge – parte la mobilitazione degli agricoltori del Tavolo Verde di Puglia e Basilicata aderente alla Fima che ha indetto una prima assemblea a Ginosa (Ta) alle ore 19 in piazza Municipio, a cui se ne aggiungeranno altre”.
“Gli agricoltori – sottolinea il coordinatore della Fima – non vogliono emigrare per la seconda volta verso la Germania, la cui direzione di voto di ieri indica, purtroppo, la volontà di continuare con l’ Europa dei banchieri, ma vogliono un’ Europa più giusta in cui i poteri forti del nord europa non barattino l’agricoltura mediterranea per agevolare i loro scambi commerciali di tecnologie e appalti verso le aree sottosviluppate del mondo, creando così nuove sacche di povertà dentro l’ Europa”.
Con questa crisi aumentano i cartelli e il rischio di frodi a tavola a danno dei consumatori, costretti ad ingerire ingredienti di bassa qualità per ridurre i costi: lo dimostra il fatto che l’ Italia è ormai un forte importatore di materie prime alimentari e si vanta di aver un export agroalimentare brillante del made in Italy. “Quale made in Italy? – ribadisce il coordinatore Fima – Quello che uccide le nostre eccellenze, il nostro know-how e l’ economia reale a favore della finanza e dei delinquenti?”
“Uva, agrumi, latte, carne, cereali, ortaggi. Ogni giorno – evidenzia De Bonis – c’è un emergenza, una crisi dei prezzi, uno scandalo, un’ asta fallimentare, un pezzo di vita umana e rurale che muore, frutto di una globalizzazione senza regole e senza diritti che toglie voce ai territori, spezza i legami familiari e uccide la dignità di chi resta senza lavoro, a fronte di un manipolo che controlla i prezzi e i mercati. Solo il Papa ha avvertito i rischi di questa deriva in atto”.
“Noi vogliamo un’ altra Europa – dichiara – un’ Europa che stringa le maglie troppo larghe alla legislazione comunitaria con l’ obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti. Noi vogliamo un’ Europa che riveda i suoi accordi e tuteli i produttori e i consumatori, anelli deboli di un sistema, in cui le lobby trasversali si sono arricchite attraverso l’ assenza di regole, ingannando i consumatori e in cui le istituzioni nazionali e regionali sono sempre più prive di sovranità e autorevolezza, incapaci di ascoltare, di agire, senza una bussola”.
“Noi vogliamo un’ Europa eletta e non nominata, con un’altra classe dirigente – conclude De Bonis – che sappia ascoltare e risolvere i problemi, dal basso, mettendo al centro la redistribuzione dei redditi perché un’ Europa affamata è un’ Europa ingiusta ed è anche instabile”.