Fima nel cuore dei giorni? I media religiosi aprono una crepa nella diga della disinformazione
Quando sono uscito dagli studi televisivi di TV2000, confesso di aver avuto un moto di stupore. Così Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, federazione italiana movimenti agricoli. Per due ragioni. Un istituzione secolare come la Chiesa ha accettato di dare ascolto alla voce di chi soffre in agricoltura, e sono in tanti, come hanno dimostrato anche le telefonate giunte in trasmissione da tutta Italia. La comprensibile disponibilità dell’ abile e simpatica conduttrice Lucia Ascione a fare da cassa di risonanza al nostro racconto dei fatti, non ha trovato però sponda negli interlocutori della Coldiretti, ancorati da tempo alle loro posizioni. Il secondo motivo è presto spiegato. Di fronte alla enorme diga della disinformazione – quella che ritiene che vada tutto bene in agricoltura, che l’ export (dell’ industria alimentare) è florido, che l’ occupazione è in crescita, che l’ iscrizione alle facoltà di agraria è in aumento, che basta l’ennesima manifestazione di folclore al Brennero per distrarre l’ opinione pubblica, che Campagna Amica è la ricetta miracolosa per vendere i prodotti ortofrutticoli, che i terreni incolti possono essere la valvola di sfogo per i nostri giovani – forse per la prima volta si è aperta una crepa a favore della verità. Una verità che sinora le organizzazioni sindacali agricole hanno quasi sempre nascosto in Italia, colpevolmente, anche alle istituzioni ecclesiastiche. E si sa, mentire, per un cristiano non è umano, è peccato. Non il mentire in sé, ma il mentire a danno di qualcuno, di chi è più debole e indifeso. Di chi non ha finanziarie dietro le spalle per lenire i dolori. Di chi non ha nessuno a cui rivolgersi se viene invaso da prodotti stranieri. Insomma, di chi non ha voce. Anche rubare non è umano, come dimostrano i cartelli e gli abusi in agricoltura.
In agricoltura, così, non c’è più reddito, l’ Unione europea ha disatteso l’ attenzione al reddito per le popolazioni rurali sancita dal Trattato di Roma. Risultato? Una larga parte dell’ Italia soffre nel silenzio mediatico, il territorio muore, il Paese perde progressivamente la sua sovranità alimentare e la gente mangia sempre più cibi di dubbia provenienza. Settecentomila aziende non sono più in bonis su 960 mila! Oltre a quasi un milione di partite iva agricole che hanno chiuso negli ultimi dieci anni e sono senza lavoro. Con una differenza rispetto alla difficoltà che stà attraversando l’ intero paese. La crisi dell’ agricoltura viene da lontano poiché il potere di acquisto dei produttori si è perso nel tempo. Da lungo tempo. Ma la nostra classe dirigente non se ne è accorta. Svariate le ragioni che sono state illustrate durante il dibattito, al quale, peccato, mancava il Ministro De Girolamo, grande assente dell’ evento televisivo, da cui avremmo voluto qualche risposta! Ma siamo certi non mancherà i prossimi appuntamenti.
Speriamo solo che all’ informazione dei media religiosi, non faccia seguito la soggezione di quelli laici.
Il tempo è scaduto, è ora di cambiare registro, guardando per terra all’ economia reale. Lo impone la crisi. Altrimenti prevarranno i forconi.