“Gli agricoltori sono pronti a dare il loro contributo per uscire dalla crisi del Paese, ma occorre una politica che rilanci l’ economia reale e l’ agricoltura che, oltre ad essere economia reale è anche economia primaria”. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, Coordinatore della Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli, in occasione dell’ audizione presso la XVII Commissione agricoltura della Camera dei Deputati, presieduta dall’ On Fiorio.
“Abbiamo detto alla Commissione – ha spiegato De Bonis – che sinora l’ agricoltura ha recitato un ruolo da cenerentola, anche per assenza di rappresentanza. Per rilanciare un settore strategico che genera un indotto complessivo di oltre 270 miliardi (17% del PIL nazionale) di cui il suo peso diretto è appena del 2%, occorre, da un lato, intervenire con la moratoria, già richiesta con una proposta alle forze politiche e, dall’ altro, aumentare il reddito degli agricoltori affinché tornino ad essere ceto medio”.
Per questo, la politica agricola comune deve ritrovare il suo spirito originario, quello del Trattato di Roma, ma è necessario anche innovare i meccanismi di formazione dei prezzi all’ origine, fermi agli anni ottanta. A tal proposito “l’ esperienza diretta delle commissioni uniche nazionali – ha aggiunto – è utile e va estesa ad altre filiere attraverso però l’ emanazione di norme cogenti che ne impediscano gli annacquamenti”.
“Alla filiera corta – ha ribadito il coordinatore della Fima – preferiamo una filiera certa che veda il consumatore italiano sovrano e libero di poter fare scelte di acquisto consapevoli senza discriminazioni. Basta con l’uso illecito dell’ immagine della nostra agricoltura, vogliamo una legge che ne disciplini l’ uso”.
Per colmare il deficit di domanda interna, dovuto alla crisi dei consumi, bisogna avere la capacità d’intercettare la domanda estera. Qui l’ Italia è priva di una strategia del made in Italy capace di aggredire i mercati internazionali. E ha aggiunto: “Non basta il protagonismo dei singoli, servono servizi reali e risorse umane diffuse per esportare i nostri cibi, che devono essere prodotti con le nostre materie prime, non con quelle importate e spacciate per italiane”.
Attenzione però. Pensare di premiare coloro che sinora sono stati la causa del problema, sciupando risorse pubbliche, non può essere una soluzione, ma rischia di diventare un ennesimo errore.
“Per uscire dalla crisi – ha dichiarato Paolo Rubino dirigente della Fima nel suo accorato intervento – noi abbiamo la ricetta. E’ fondamentale sostenere innanzitutto le aziende “non in bonis”, concordando con Bruxelles una deroga alle regole di Basilea, per concedere loro credito, consentire il diritto di restare nei campi e garantire la sovranità alimentare. Lo stiamo chiedendo da tre anni alle forze politiche! Diversamente, le garanzie dirette rilasciate da Ismea, non sarebbero attivate e lascerebbero inutilizzati i fondi dei Psr, con il rischio di restituirli all’ Unione europea, vanificando opportunità di investimento e occupazione”.
La Fima ha riferito alla Commissione il suo impegno per evitare che in agricoltura arrivino capitali riciclati da attività illecite. “Per non avere più Gomorra nelle campagne – ha evidenziato Rubino – non bastano gli slogan sulla stampa, è necessario estendere la normativa antiriciclaggio alle vendite all’ asta delle aziende agricole, tassello della strategia anticrisi, su cui il Parlamento e il Governo devono pronunciarsi, colmando l’ attuale vuoto”.
“Sinora – ha riferito Giovanna Capriulo dirigente della Fima – i giovani sono scappati dall’ agricoltura, compreso mio figlio. Il finto riavvicinamento degli stessi pubblicizzato dalle statistiche e dovuto ai premi di insediamento, non é servito a generare vero ricambio generazionale ma un polmone finanziario teso a ridurre i debiti accumulati, generati da un divario enorme tra prezzi al consumo e prezzi all’ origine che ha eroso il reddito dei produttori e di cui nessuno si è preoccupato. Ora che i buoi sono scappati dalle stalle ci si accorge del fenomeno. Chi ha responsabilità politiche ed istituzionali non può limitarsi a fare proclami, ma deve attuare e far attuare atti concreti, con coraggio, anche quando sono un po’ scomodi per chi genera saccheggi. Vogliamo un inasprimento severo delle sanzioni antifrode e antitrust per difendere l’ agricoltura dai delinquenti con i colletti bianchi. E, soprattutto, vogliamo un Ministero degli agricoltori e dei consumatori che stia dalla parte dei più deboli e indifesi. Gli industriali hanno già troppi ministeri a loro appannaggio”.
I ventidue parlamentari presenti hanno ascoltato con attenzione gli interventi, le denunce e letto la piattaforma politica del movimento, che offre uno spaccato diverso dagli altri, forse unico nel panorama dell’ associazionismo italiano. Zaccagnini (M5S), Antezza (Pd), Oliverio (Pd), L’ Abbate (M5S), Faenzi (Pdl), Cova (Pd), Taricco (Pd), Venittelli (Pd) hanno posto molte domande agli auditi. La Fima, infine, ha invitato il Presidente Fiorio e l’ intera Commissione ad una visita itinerante presso le aziende agricole per capire sul campo le ragioni della sofferenza, ma anche le straordinarie potenzialità del comparto.