Che la sigla del movimento dei forconi sia diventato un “brand” per protestare di cui anche altre categorie si sono appropriate, è fuori discussione. Quel che sorprende è il silenzio proveniente da certe sigle sindacali del mondo agricolo di fronte ad una crisi epocale. Così dichiara Saverio De Bonis, coordinatore Fima (Federazione Italiana Movimenti Agricoli).
Certo, è possibile manifestare anche in forme diverse, ma la solidarietà manifestata agli agricoltori con il rito del Brennero, somiglia tanto ad un altro rito “pagano”, quello di Pontida. Ogni tanto si va sul Brennero per proclamare la difesa del made in Italy, quasi una festa per ricordare il lavoro agricolo e il colore delle proprie bandiere. Una ricorrenza che quest’ anno ha però anticipato di qualche giorno l’evento dei forconi su scala nazionale.
Per quale motivo? Forse per lavarsi la coscienza di fronte alle istituzioni ecclesiastiche dimostrando di essere solidali con il mondo agricolo? Per raffreddare la disperazione della gente che vive nei campi? O per monopolizzare l’ attenzione dei media dimostrando la solidità dei propri valori?
A noi sembra che quelle radici antiche della solidarietà, che dovrebbero derivare dalla consapevolezza di vivere tutti sulla stessa terra, si siano affievoliti. Non bastano le ceste natalizie a favore delle persone “sordo-cieche” per testimoniare la propria solidarietà verso altri fratelli che soffrono, né i kit della solidarietà con proventi a favore della Lega del Filo d’Oro.
Gli insegnamenti della Chiesa ci ricordano che all´uomo sono affidati il territorio e gli animali: “Dio prese l´uomo e lo pose nel giardino dell´Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”. “Coltivare”, però, non significa sciupare, rapinare, saccheggiare!” “Custodire” il mondo equivale ad abitarlo come la propria casa, amarlo, salvaguardarlo da ogni attacco violento e distruttore.
Gli eventi della storia recente e le proteste odierne, tuttavia, attestano la vera e propria mancanza di una solidarietà autentica e concreta; provano, quindi, che il grido di allarme lanciato da anni dal mondo agricolo è rimasto inascoltato e, soprattutto, che il velo di ipocrisia che ammanta l’ attuale classe dirigente va sollevato! Ed è possibile attuare questo anche attraverso il contributo di una reale informazione.
Quando ci viene detto di “coltivare” la terra, si omette un principio, una linea di azione obbligatoria per tutti coloro che sono responsabili del problema della terra: persone investite di pubblica autorità, ma anche organismi di rappresentanza sindacale.
Chissa se la protesta dei forconi servirà a scuotere le loro coscienze!