Pio Abiusi di Ambiente e legalità ha inviato una nota per esprimere la posizione dell’associazione in merito all’accordo tra la Regione Basilicata e San Benedetto SpA per avviare la produzione di acqua con la denominazione “Le fonti del Pollino”. Di seguito la nota integrale.
Abiusi (Ambiente e legalità): “Siamo alla buccia della frutta”.
Vedere che anche il sindacato esulta per 15 posti di lavoro di cui 4 dirigenti offerti , con i nostri soldi, dalla S. Benedetto capisci che “ non c’è più religione”.
Non vogliamo fare un discorso fondamentalista del tipo: l’acqua è pubblica e tale resta.
Diciamo che gli italiani sono quelli che consumano più acqua imbottigliata e non a caso Altreconomia e Legambiente, nel loro rapporto, definiscono una imbarazzante storia all’italiana quella delle acque in bottiglia e che si connota con : Regioni inadempienti, impatti ambientali per tutti e profitti esagerati per pochi. Nel 2012 i consumi di acqua minerale sono addirittura aumentati rispetto al 2011 confermando il primato europeo del nostro paese per i consumi di acque minerali malgrado la contrazione degli stessi, anche alimentari, dovuti alla crisi del sistema. Per soddisfare la sete di acqua minerale degli italiani vengono utilizzate oltre 6 miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri, per un totale di 456mila tonnellate di petrolio e oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2 emesse per produrle. A questi numeri si deve aggiungere che solo 1/3 di dette bottiglie è avviato a riciclo e senza considerare che il trasporto di tutto questo ben di Dio avviene su gomma ed i Tir attraversano l’Italia da nord a Sud, da Est ad Ovest. Nel 2006 la Conferenza Stato-Regioni aveva previsto l’obbligo di far pagare sia in funzione degli ettari dati in concessione che per i volumi emunti o imbottigliati, indicando come cifre di riferimento almeno 30 euro per ettaro e un importo tra 1 e 2,5 euro per m3 imbottigliato per dare omogeneità al settore, in Basilicata il canone è di 70,92 €/ha ma è 0,30 € per m3 imbottigliato ed è particolarmente vantaggioso per le società. Legambiente ed Altroconsumo auspicano che il canone passi a10 €/m3 imbottigliato e l’introito per la Basilicata passerebbe da 323 mila euro a 9,2 meuro l’anno. Di tutto questo non si parla.
Non solo in Basilicata si svende un bene pubblico ma viene data anche “una dote” al fortunato benefattore che è pari al 30% dell’investimento nominale, oltre 3 milioni di Euro; la legge 219/81, quella del terremoto del 23 Novembre 1980, non ha insegnato nulla. Il “magnate” a fronte della somma “elargita” assicura per 4 anni l’assunzione niente meno che di 15 unità di cui 4 con mansioni di dirigente.
Solo adesso ci rendiamo così conto che mettere l’acqua in bottiglia è davvero difficile ed è necessario un dirigente per ogni 3 addetti.
Vuoi vedere che i nomi di quei 4 dirigenti sono già conosciuti, tenuto contro che tutti i posti di sottogoverno esistenti sono ormai esauriti? Povera Basilicata, quando mai alzerà la testa!
Pio Abiusi, Ambiente e legalità