Fp Cgil Potenza: “Più che la prevenzione e la precauzione può la fatalità in casa Arpab contro il rischio “Legionella”. Di seguto la nota integrale.
Il direttore Ramunno, nel ricostruire i fatti relativi alle modalità con le quali l’Arpab ha gestito il caso di legionella, dimentica il significato della tempestività delle azioni in situazioni di rischio e, soprattutto, tralascia che un lavoratore ha rischiato la vita per tale batterio, senza che nessuna solidarietà gli venisse offerta dal direttore e dall’RSPP, tutt’altro.
Il lavoratore non sta ancora bene e a causa del batterio Legionella, contestualmente presente nei locali della sede di Matera, ha tuttora dei postumi che lo accompagneranno per sempre.
Ritornando alla “solerzia” d’intervento di bonifica in corso in questi giorni di chiusura della sede, è il caso di ricordare che nel mese di marzo il direttore e l’RSPP Arpa con una comunicazione ai lavoratori rendevano noti gli esiti del monitoraggio microbiologico per la ricerca della Legionella pneumophila presso la sede di Matera: in 5 dei 7 punti campionati “si è verificato il superamento del limite di concentrazione ≤100 [Ufc/l] di cui alle “Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi” (Conferenza Stato Regioni del 7-5-2015) relativamente alla Legionella P. Sierogruppo 2-14, per cui sono necessarie azioni di verifica delle misure di controllo ed interventi di bonifica”. In tale nota si ribadisce che in quel monitoraggio non è stata ritrovata la più pericolosa Legionella del gruppo 1.
Dopo la nota di marzo nessuna comunicazione, indicazione e raccomandazione viene trasmessa dal RSPP circa il comportamento da tenere, ne viene organizzata alcuna riunione per far conoscere le azioni di prevenzione del rischio attesa la proclamata presenza della legionella. Da quella comunicazione è trascorso oltre un mese senza che vi fossero segni di azioni di bonifica.
Considerata la presenza di un lavoratore ricoverato in ospedale per una seria polmonite da legionella nonché altri lavoratori fragili in Agenzia, la FP Cgil, in data 3 maggio 2024, ha chiesto di conoscere le misure adottate per la tutela della salute dei lavoratori presenti in sede e se fosse stata effettuata la bonifica degli ambienti di lavoro, così come previsto per legge. L’Agenzia riscontrava laconicamente spiegando che, sebbene nel monitoraggio di marzo il ceppo ritrovato non fosse quello più pericoloso, era stata contattata la ditta di manutenzione degli impianti temo-idraulici per avviare la bonifica(attività non evidente data la presenza dei lavoratori in sede che non si sono accorti di nulla), senza indicare tempistiche, né tipi di intervento e né se a seguito della malattia del Lavoratore per Legionella, fossero stati effettuati ulteriori prelievi in altri punti della Sede. La risposta poco tranquillizzante dal punto di vista delle misure precauzionali poste in essere per l’esposizione al rischio dei lavoratori, ha indotto la FP CGIL a scrivere la seconda nota circa la salubrità dei luoghi di lavoro con richiesta di delucidazioni dei tempi certi e delle tipologie di azioni di bonifica messe in atto, considerata la presenza in sede di lavoratori con importanti patologie.
Successivamente un lavoratore, recatosi nell’area laboratori della sede per eseguire la pulizia di strumentazione di campionamento, comunicava al RSPP la propria potenziale esposizione a Legionella, dato l’utilizzo di un lavandino in area laboratori su cui non era stato eseguito alcun campionamento. Soltanto in tale data è stata notata dai lavoratori la presenza della ditta di manutenzione.
Ed ecco che il 17 giugno, due ora prima della fine dell’orario di servizio, ai dipendenti di Matera viene data comunicazione della comparsa del pericoloso ceppo 1 a seguito di ulteriori campionamenti e interdetto l’ingresso ai lavoratori. Visto il lasso di tempo intercorso tra la denuncia e le operazioni di bonifica, è stata solo una questione di fortuna, più di prevenzione, se si è evitato che si verificassero altri casi di Legionella. Forse è proprio questo che da tanta sicurezza al direttore e al suo RSPP. Quando si dice la fatalità. Peccato che il direttore, così proteso nella sua arringa difensiva, abbia dimenticato di esprimere almeno un cenno di solidarietà al lavoratore.