La Fp Cgil di Potenza ha proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori del Comune di Venosa per il perdurare di uno stallo che crea gravi danni per i lavoratori, sia dal punto di vista professionale che economico, e aumenta un malessere diffuso. Abbiamo assistito a ben 7 riorganizzazioni degli uffici in due anni e un’annunciata nuova “bomba”, come è stata definita, incombente e attesa a giorni, in un clima che contribuisce a rendere l’ambiente lavorativo disfunzionale, “tossico”, capace di influire negativamente sullo stesso stato psicofisico dei lavoratori, oltreché sugli stessi servizi.
Una situazione davvero non più sostenibile e che da tempo, come organizzazione sindacale, proviamo a rappresentare, inascoltati nei fatti.
Continuano ad esserci ritardi ingiustificabili nel relazionare sulla performance 2020 e su quella 2021, con l’ultima produttività erogata ai dipendenti risalente ormai all’anno 2018. A tal proposito va segnalata una circostanza sulla performance 2019, cui i lavoratori sono stati esclusi d’imperio: l’approvazione degli obiettivi è avvenuta non a inizio anno, ma il 30 dicembre 2019, procedendo a formalizzare quanto deciso con atto unilaterale del 20 dicembre 2019, ovvero assegnare un’indennità di risultato di 19.909 euro alle posizioni organizzative e zero euro al restante personale dipendente. Ci chiediamo: gli obiettivi retroattivi possono valere solo per le posizioni organizzative e giammai per coloro che contribuiscono al loro raggiungimento? Scelta legittima? Chiederemo alla Corte dei Conti di esprimere il proprio parere sulla vicenda.
Per ritornare all’oggi, dopo due atti unilaterali per le annualità 2019 e 2020, a inizio dicembre 2021, in seguito a numerose sollecitazioni delle organizzazioni sindacali, si è riunita la delegazione trattante per il riparto del fondo e si è giunti, stavolta, ad un accordo, con firma alla preintesa di tutta la delegazione di parte sindacale e pubblica. A soli due giorni dalla fine dell’anno, le organizzazioni sindacali, tuttavia, vengono inaspettatamente riconvocate in tutta fretta: la relazione tecnico finanziaria redatta dal responsabile e inviata con la preintesa al revisore dei conti conteneva delle perplessità in merito ai criteri per le progressioni orizzontali e ciò nonostante la firma dello stesso responsabile alla citata preintesa e l’utilizzo degli stessicriteri per le progressioni delle annualità 2019 e 2020, mai contestati dal medesimo responsabile, nonostante gli atti unilaterali. La conseguenza è stata l’espressione di un parere sfavorevole del revisore dei conti all’accordo, rinviato alla delegazione trattante a soli due giorni dalla fine dell’anno. Assolutamente anomala, altresì, la circostanza che l’organo di revisione non si sia soffermato a valutare la compatibilità dei costi, ma abbia fatto rilievi su una clausola contrattuale del contratto decentrato, andando al di là delle proprie prerogative.
Dopo una serie di discussioni e valutazioni, decidemmo di sottoscrivere il nuovo accordo, machiedemmo, contestualmente, diavviare una verifica in merito ai ritardi nella predisposizione degli atti volta ad accertare la presenza di responsabilità, anche disciplinari, nei confronti dei responsabili che non hanno ancora portato a conclusione i procedimenti.
Tutto, a oggi, resta lettera morta.
La Fp Cgil ha dato, pertanto, mandato a uno degli avvocati dell’Ufficio vertenze della Cgil di procedere con una diffida e al contestuale invio degli atti agli organi competenti alla verifica della loro corretta predisposizione e scritto al prefetto per l’attivazione delle procedure di conciliazione e raffreddamento previste dall’art. 2 comma secondo della legge 146/90, così come modificato dalla legge 83/2000, preliminari alla proclamazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali.