In una nota congiunta le segreterie regionali della Cisl e della Fit Cisl criticano le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale Donatella Merra in merito alla sperimentazione a partire dal 1° ottobre di un servizio Frecciarossa Taranto-Potenza-Roma, instradato via Afragola, che secondo la titolare della delega ai trasporti non graverebbe sul bilancio regionale e consentirebbe un risparmio di circa mezz’ora. «Con queste controverse dichiarazioni, fatte senza un preventivo confronto con le comunità e le forze economiche e sociali della regione, il rischio è di assistere ad un ulteriore ridimensionamento del trasporto pubblico in Basilicata e di aggravare la marginalità delle aree interne lucane», dichiarano i segretari generali Vincenzo Cavallo e Sebastiano Colucci che si dicono meravigliati dal fatto che «davanti alla scelta del Governo regionale nessuno abbia ancora preso posizione».
Cavallo e Colucci parlano di «scippo proposto, organizzato e spiegato dalla assessora Merra in due comunicati confusi che di chiaro hanno solo il finale, tutt’altro che lieto per gli utenti lucani: la cancellazione del Frecciarossa Taranto-Potenza-Milano, molto apprezzato e che a costi tutto sommato contenuti ha permesso di collegare direttamente la nostra regione a Milano, e dell’Intercity Taranto-Potenza-Roma IC700. Dal 1° ottobre il sogno dell’alta velocità per i lucani, dunque, si concluderà a Roma, con buona pace di chi periodicamente raggiungeva, senza necessità di cambi, le città del Nord per esigenze di studio, lavoro o cura e con gravi ripercussioni anche sull’occupazione. Con un tratto di penna un intero bacino di utenza viene cancellato solo per ragioni politiche mascherate da incomprensibili ragioni economiche. Nel frattempo, mentre in Basilicata si decide di tornare indietro e non si riesce ad ottenere neanche una fermata a Maratea, il presidente della Regione Calabria ha annunciato l’intensificazione dei collegamenti con Frecciarossa. Dopo il danno, dunque, la beffa. Questa è la politica che opera nel chiuso del Palazzo e che non discute con i cittadini, con i territori e con la società civile in nome di un decisionismo che va contro gli interessi dei lucani», concludono Cavallo e Colucci.