“La tradizione dei falò in occasione della Festa in onore di S. Giuseppe, rappresenta un significativo tassello delle consuetudini popolari e, per questo, deve essere svolto per farne un momento di condivisione all’insegna della sicurezza”.
Lo sostiene l’Assessore all’Ambiente del Comune di Matera Stefano Zoccali che aggiunge: “I numerosi falò che ogni anno animano la città, purtroppo, vengono spesso realizzati utilizzando resti di legno provenienti da vecchi mobili che a contatto con il calore del fuoco sprigionano sostanze tossiche dannose per la salute ed inquinamento ambientale. Il risultato – prosegue l’Assessore – è il rischio concreto per la salute di coloro che respirano quelle esalazioni. Per questo è necessario che questa tradizione si svolga seguendo alcune indicazioni che ne garantiscono la sicurezza per la salute.
A tal proposito si richiama il rispetto dell’Ordinanza Sindacale n.86 del 13.03.2015, con la relativa modulistica, consultabile sul sito istituzione del Comune di Matera.
Significativi sono stati i risultati ottenuti neglia anni passati con la collaborazione e l’attività di sensibilizzazione delle istituzioni scolastiche, che auspichiamo anche per questa occasione si attivino.
Confidiamo – conclude l’assessore – anche nella attività di sensibilizzazione che in questa occasione daranno i Comitati di Quartiere e le associazioni operanti nella Città.
L’assessorato all’Ambiente assicurerà i servizi necessari per garantire i controlli e la sicurezza ambientale.
Sabato 19 marzo 2016 a Montescaglioso, in occasione della festività di San Giuseppe, con l’accensione dei Falò si ripropone l’antica tradizione dei “Fuochi di S. Giuseppe”, ricorrenza, questa, strettamente collegata al mondo agro-pastorale ed ai cicli agricoli.
In Piazza Aldo Moro (ex sede municipale), dalle ore 19 sino all’esaurimento della legna, a cura della Protezione Civile Montescaglioso – ANPAS e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, sarà acceso il “Gran Falò di San Giuseppe – Il Fuoco della Solidarietà”, giunta alla sua seconda edizione. Sono previsti balli, canti, animazione e degustazione dei Cibi della Fratellanza.
I fuochi di San Giuseppe che, secondo la tradizione contadina, sono molto diffusi in centri piccoli e grandi lucani, rianimano i riti della cultura popolare e il turismo rurale. Lo sostiene l’Associazione socio-culturale Basilicata Rurale, una struttura senza scopi di lucro costituita per iniziativa delle associazioni di persone operanti nel sistema Cia, quali Anp (Associazione pensionati), Agia (Associazione giovani agricoltori), Donne in Campo (Associazione imprenditrici agricole) e Ases (Associazione solidarietà e sviluppo sede di Basilicata). Con il 19 marzo San Giuseppe (che è anche la festa del papà) si rinnovano in molti paesi della Basilicata i tradizionali falò detti di San Giuseppe che vengono accesi la vigilia della festa del Santo (18 marzo) o nella serata del 19 marzo. Si tratta di uno dei più diffusi eventi contadini. Il rito popolare cambia da paese a paese, in alcuni casi con vere e proprie gare tra rioni per chi riesce a far bruciare il falò più alto. In occasione dei falò, gli abitanti si riuniscono intorno al fuoco dove è possibile degustare torte rustiche, taralli e le famose zeppole di San Giuseppe, il tutto accompagnato da vino locale e da musica popolare. In alcune zone rurali si tiene “u’ mitu”, una grande tavolata allestita per i partecipanti e per chi si trova a passare a base di “laganeddre e cicere” (lagane e ceci).L’idea di accendere grandi falò ha origine antiche e pagane; sin dagli anni più remoti in segno propiziatorio venivano accesi grandi falò per ingraziarsi le forze della Natura, poichè l’inverno è agli sgoccioli e si va incontro alla primavera, stagione dei raccolti e simbolo di rinascita.Nei falò di San Giuseppe oltre alla legna, spesso raccolta dai ragazzi per le varie case del paese, si bruciano ginestre, legna prodotta dalle potature dei vigneti e degli olivi.I festeggiamenti intorno ai grandi falò durano tutta la notte e quando il fuoco è quasi spento in molti paesi vi è l’usanza di attraversarli saltandoli da una parte all’altra, questi salti assumono l’inconscio significato dell’uomo che sfida e domina le forze della natura. Altro rito immancabile è quello di cuocere sotto la cenere le patate e poi mangiarle.E proprio per tutelare le antiche tradizioni contadine la Cia ha costituito l’associazione socio-culturale Basilicata Rurale. Queste le sei finalità principali: osservatorio sulle politiche di welfare, animazione, aggregazione e attività solidaristiche a favore delle comunità delle aree rurali; tutela e valorizzazione della cultura; favorire una rinnovata attenzione in particolare verso le giovani generazioni; centro documentale e archivio storico – librario relativo alle attività del settore agricolo ; struttura di comunicazione, informazione ed orientamento degli operatori del settore agricolo. Quest’anno la festività di San Giuseppe – sottolinea la nota – precede di una settimana la Pasqua e quindi fa da apri-pista all’arrivo di utenti nelle aziende agrituristiche dove soprattutto il Lunedì dell’Angelo rappresenta il giorno dell’anno, insieme a Ferragosto, di maggiore afflusso. Le condizioni meteo – sottolinea Turismo Verde, agenzia agrituristica della Cia – peseranno sulla consistenza dei flussi turistici in agriturismo anche se, a prescindere dal tempo, saranno in pochi a rinunciare al tradizione pranzo di Pasquetta in campagna dove le strutture ricettive sono comunque attrezzate per ogni tipo di meteo e con il camino sempre pronto a funzionare.
Mar 17