“In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione al tema”.
Così i consiglieri regionali Piro, Acito e Bellettieri che sottolineano:” Di queste una su tre è a reddito zero e, proprio per incoraggiare le donne a denunciare e a ribellarsi, abbiamo presentato una proposta di legge concernente “l’Istituzione del reddito di libertà”. Il lavoro resta al centro dell’agenda politica come fattore di emancipazione in caso di soprusi e violenza. La presente proposta di legge si innesta nel fenomeno, quello della violenza di genere, che trova la sua radice nella Convenzione di Istanbul, adottata l’11 Maggio 2011 e ratificata dall’Italia con legge 27 Giugno 2013, n. 77, la quale rappresenta il primo strumento che offre un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza.
Secondo il rapporto annuale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, la violenza contro le donne rappresenta “un problema di salute di proporzioni globali enormi”: essa nel mondo interessa una donna su tre e in Italia, in particolare, i dati Istat mostrano che il 31,5 per cento delle donne ha subìto nel corso della propria vita una forma di violenza fisica o sessuale.
Dati che evidenziano le gravi dimensioni del fenomeno che costituisce non solo una grave violazione dei diritti umani, ma anche un rilevante problema di sanità pubblica, poiché genera effetti negativi a breve e a lungo termine sia sulla salute fisica, mentale e sessuale che su quella riproduttiva della vittima.
In aggiunta ai più comuni e diffusi tipi di violenza, esiste la violenza economica: molte donne, infatti, oltre alle botte e alle umiliazioni, devono fare i conti con la paura di trovarsi senza soldi e senza un tetto dove andare a dormire.
Ecco allora che diventa importante –sottolineano Piro, Acito e Bellettieri- anche il sostegno economico quando una vittima di violenza tra le mura domestiche vuole affrancarsi dall’ambiente familiare e riscattare la propria autonomia ed indipendenza.
Di seguito e proprio nella consapevolezza che la violenza di genere si combatte anche con l’indipendenza economica, la presente proposta di legge mira a istituire il cosiddetto “reddito di libertà” quale supporto economico e morale che aiuta le donne vittime di violenza ed in condizioni di non autosufficienza economica a ricominciare una vita nel segno dell’autonomia, dell’indipendenza e dell’autodeterminazione.
Sì, perché anche la Basilicata non si è sottratta al trend negativo delle violenze domestiche: nel 2020, nella nostra Regione, sono state 104 le donne che si sono rivolte al Centro antiviolenza Telefono Donna.
In provincia di Potenza, in particolare, sono aumentati i maltrattamenti contro familiari e conviventi (dai 78 dello stesso periodo del 2019 ai 97 dello scorso anno) e le violenze sessuali (da 12 a 17), mentre la provincia di Matera registra un aumento dei casi di maltrattamenti da 45 a 58.
È proprio di fronte a questi dati che si rafforza l’esigenza di intervenire con azioni mirate finalizzate a proteggere chi è costretto a vivere in situazioni di grande disagio.
Il reddito di libertà previsto dalla presente proposta legislativa, in particolare, è rivolto alle donne che hanno subìto violenza, sole o con figli minori ed intende accompagnarle nel percorso di autonomia e sostenerne i figli minori attraverso il coinvolgimento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza che le hanno prese in carico, i quali dovranno occuparsi di costruire progetti personalizzati con priorità alle donne con figli minori o in condizioni di svantaggio.
Il supporto continua anche quando è necessario lo spostamento in altre città per sfuggire alla condizione di violenza e, ancora, per dare alle vittime la possibilità di intraprendere un nuovo percorso lavorativo.
È, infatti, il mondo del lavoro il contesto in cui le donne uscite da un percorso di violenza possono riscattarsi, costruendo la propria autonomia economica, professionale e una propria rete sociale per evitare, così, di sentirsi costrette a ritornare insieme a chi ha manifestato comportamenti violenti nei loro confronti e ricostruire, invece, un clima sereno ed equilibrato per se stesse e per i propri figli.
Cosi i consiglieri regionali che aggiungono: “Ma fondamentale in questo momento è anche la garanzia offerta dal Reddito di Libertà, ovvero un sussidio messo a disposizione per le donne vittime di violenza censite dai Centri Anti Violenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l’autonomia.
Il reddito di libertà è un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi, finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori. La misura è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito.”
Ci auguriamo – concludono – che la commissione consiliare competente in materia di sanità, abbia cura di calendarizzarla al più presto, essendo giacente dal mese di Febbraio, affinchè si possa dare subito corso a queste misure che riteniamo importantissime.”