Il rafforzamento del ruolo dei territori e quindi delle singole OP (Organizzazioni Produttori) del comparto olivicolo; il ruolo propulsivo giocato con gli altri protagonisti agricoli, industriali e commerciali della filiera per uno sviluppo in chiave moderna del settore e per una forte coesione con finalità strategiche. Sono i punti principali del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori (CNO) illustrati a Ferrandina in occasione della manifestazione “Girolio” dove è presente con uno proprio stand ed alcune delle aziende associate.
Il presidente degli olivicoltori associati alla Cia Basilicata, Paolo Carbone ha fatto il punto sulla campagna olearia 2016 che registra unastima di un calo produttivo fortemente significativo, con una riduzione, nella media nazionale, che può varare da zona a zona da un minimo del 30 per cento sino ad un massimo del 40-50 per cento rispetto alla media degli anni scorsi, con una qualità che gli esperti definiscono “non eccellente”. Una situazione che preoccupa i produttori olivicoli e determina la necessità di azioni urgenti.
Il calo produttivo – ha sottolineato Carbone – è dovuto principalmente alle continue variazioni climatiche e alle abbondanti precipitazioni che si sono registrate nei mesi scorsi. In particolare, durante l’estate, l’umidità e il perdurare delle piogge eccessive alternate al caldo ha causato attacchi della mosca olearia responsabile della perdita di produzione e, in alcuni casi, della riduzione del livello qualitativo dell’olio. Ad aggravare e complicare la situazione a livello nazionale c’è stato poi l’allarme “Xylella fastidiosa” diffuso a partire dal territorio salentino.
“Ma – ha rilevato il dirigente della Cia – i margini sono talmente ridotti da non riuscire a remunerare il lavoro degli imprenditori agricoli e dei familiari coinvolti. L’analisi dell’Ismea, in proposito, conferma come l’elevato fabbisogno di manodopera nella fase di raccolta delle olive, l’estrema frammentazione della filiera – che vede produttori, frantoi, raffinerie, confezionatori e distributori spartirsi fasi dell’attività produttiva – e una dipendenza strutturale dagli approvvigionamenti di materia prima estera, rendano particolarmente difficile, alla fase agricola, il conseguimento di un’utile di impresa. Risulta pertanto che per ogni euro speso dalle famiglie per l’acquisto di olio di oliva extravergine, 14 centesimi restano al settore della distribuzione finale per la remunerazione del lavoro e del capitale, quasi 20 centesimi vanno al settore olivicolo, mentre circa 3 centesimi sono assorbiti nel complesso delle fasi di frangitura, confezionamento e commercio all’ingrosso. Ben 25 centesimi finiscono poi all’estero per coprire il fabbisogno di olio vergine ed extravergine sfuso importato e poi confezionato in Italia, mentre i restanti 34 centesimi remunerano tutti gli altri fattori produttivi che sono coinvolti in maniera indiretta nel processo, come l’energia elettrica, prodotti chimici, servizi finanziari, ecc.”
Gli olivicoltori associati alla Cia guardano con particolare interesse alle misure del Psr 2014-2020 per accrescere la competitività dell’olio lucano sui mercati.
Nov 25