“È legittimo, oltre che giusto, che il Consiglio comunale di Tito chieda chiarezza e concretezza sul Green Digital Hub di Tito. E riteniamo necessaria che questa opportunità non vada persa. Ma riteniamo sia corretta anche la ricostruzione di una vicenda su cui la Regione porta una grave responsabilità in un quadro non proprio chiaro. Stiamo parlando di un Avviso della fu Agenzia per la Coesione, partito da una manifestazione d’interesse e concretizzatosi con una assegnazione di punteggi e una graduatoria”.
È quanto dichiara il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, Piero Lacorazza, che aggiunge:
“C’è da chiarire che vi erano termini perentori, una scadenza entro la quale (31.12.2022, mi pare!) dovevano essere aggiudicati i lavori. Era scritto a chiare lettere nel bando. Così come il termine di scadenza sembrava indicare nella sostanza una preferenza per progetti con uno stato di avanzamento esecutivo. Un aspetto non da poco per mantenere le scadenze imposte dal PNRR. La Regione all’epoca decise di metterci il peso economico e quindi anche politico, vista la ‘procedura negoziale’; circa 30 milioni di euro su 50 milioni di euro per una progettualità che si sarebbe dovuta realizzare senza questa ‘considerevole’ e ‘indispensabile’ sponda, visto che la proposta, più indietro sul piano dell’avanzamento progettuale e con difficoltà evidenti, era stata giudicata (?!!?), in Basilicata, la migliore e la più equilibrata sul piano economico finanziario”.
“Andrebbe anche fotografato il contesto storico-politico e la redazione della graduatoria finale. Tuttavia – prosegue Lacorazza – resta il grande interrogativo di cosa sia accaduto allora e soprattutto se la Basilicata, rischiando di perdere il Green Digital Hub (delocalizzarlo tradirebbe il bando, in che tempi?!), non avrà sciupato una opportunità anche nell’intercettare risorse nazionali. Sarebbe il caso di fare chiarezza e mettere le carte sul tavolo per consentire alle progettualità che si erano messe in campo di poter ricevere le scuse, se non dire la propria ed essere considerate. È un modo per salvare capra e cavoli, un modo intelligente per riparare ad un grave errore commesso”.
“La frittata è stata fatta. Sì provi – conclude il Consigliere regionale – a salvare il salvabile. Anche snaturando l’idea candidata al bando e provando a negoziare una rimodulazione nei tempi imposti dal PNRR, si valuti la possibilità di potenziare le strutture del CNR a Tito mantenendo almeno in parte l’aspirazione al Green Digital Hub”.