“Il settore zootecnico, in particolare il comparto lattiero-caseario sta vivendo una nuova crisi, questa volta, in parte provocata dalla ripresa e in parte dalle speculazioni che la stessa presenta. L’aumento indiscriminato dei costi di produzione, associato a quanto annunciato rispetto ai costi energetici (gas ed energia elettrica), sta producendo i suoi effetti negativi direttamente sui bilanci delle imprese agricole”. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti Basilicata, “già comunicato nel mese di novembre e dibattuto in occasione dell’ultimo Tavolo Verde”, in una lettera inviata all’assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Fanelli. “L’emergenza Covid ha innescato un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime – evidenziano il presidente dell’organizzazione agricola, Antonio Pessolani, e il direttore, Aldo Mattia – infatti, si sta assistendo, oltre che ad aumenti per gasolio agricolo, con rincari fino al 80%, per il gas e l’energia, al fatto che i prezzi delle materie prime alimentari hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da dieci anni. Si tratta del risultato di un incremento medio del 32,8 per cento rispetto a settembre 2020 ; senza trascurare che ad aumentare sono stati pure i costi per l’acquisto dei fertilizzanti, dell’energia e del gas, con rincari prossimi la 150%, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne”. Per Pessolani e Mattia “ciò sembra non essere l’unica causa, infatti il prezzo del latte praticato alla stalla continua ad essere quello ante Covid e la GDO continua ad essere indifferente, sia rispetto all’accordo nazionale, la cui definitiva applicazione sembra essere stata affidata ad un ulteriore incontro presso il MIPAAF, e soprattutto rispetto alla recente norma sulle ‘pratiche sleali’. Intanto gli allevatori continuano a produrre sottocosto e la componente non agricola della filiera continua ad applicare prezzi alla stalla non adeguati alla situazione, con evidenti comportamenti speculativi: il latte spot oggi ha un prezzo superiore di circa il 20% di quello praticato alla stalla; sono gli allevatori che, continuando a produrre sottocosto, garantiscono la stabilità dei prezzi al consumo a scapito dello stesso reddito d’impresa e al contrario di quanto qualche pubblicità della GDO vuole far intendere”. E’ evidente, a parere di Coldiretti Basilicata, come tale situazione sia diventata oramai insostenibile. “Sicuramente la responsabilità di tutti noi deve orientare i comportamenti ad atti di assoluto buonsenso per evitare ripercussioni anche sui consumatori, senza però trascurare che in questo momento, dopo circa un anno di prezzi bassi, con l’attuale aumento dei costi di produzione, dall’alimentazione del bestiame a tutti i mezzi tecnici, dall’energia ai trasporti, oramai insostenibile, gli allevatori vivono una ancora più grave crisi finanziaria. Fra un anno quante allevamenti troveremo ancora attivi? A riguardo, riteniamo – continuano Pessolani e Mattia – che la stabilità della rete zootecnica lucana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia, ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate e montane come le nostre. Tale situazione potrebbe provocare il collasso del comparto zootecnico da latte, sia bovino che ovi- caprino, che vedrebbe svanire la voglia di investire e sviluppare la propria attività di impresa. Per tali ragioni, al fine di evitare comportamenti sconsiderati, poco consoni al momento, chiediamo la disponibilità a valutare possibili azioni urgenti ed immediate che possano rispondere adeguatamente alla specificità del comparto, reiterando la richiesta di convocare con urgenza uno specifico ‘Tavolo di Filiera’” concludono.