Può cominciare dalla cura dell’orto o da un corso di panificazione il riscatto sociale e il reinserimento lavorativo di persone disabili o svantaggiate. Perché l’azienda agricola non è più sinonimo solo di cibo, campagna, paesaggio rurale: oggi vuol dire anche welfare, uno spazio solidale dove le fasce deboli della popolazione possono costruire nuove relazioni sociali, fare terapia con gli animali o con le piante, ritagliarsi un posto nuovo nel mercato del lavoro. L’approvazione definitiva della legge nazionale sull’agricoltura sociale, poco più di un mese fa, ha finalmente riconosciuto giuridicamente le tante esperienze di eccellenza, spesso volontarie e autogestite, di chi ha saputo coniugare l’imprenditorialità agricola con la responsabilità sociale. E ora diventa l’occasione per dare un forte impulso alla crescita del settore, anche con il sostegno dei Psr e dei fondi Sie. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori sottolineando che intende essere parte propositiva con la Regione Basilicataperché all’interno delPsr si prevedano programmi finalizzati allo sviluppo della multifunzionalità delle imprese agricole e basati su pratiche di progettazione integrata territoriale e di sviluppo dell’agricoltura sociale.
L’Italia oggi si colloca ai primi posti dello scenario europeo con oltre 1.000 progetti e pratiche di agricoltura sociale all’attivo. Tantissime aziende associate alla Cia hanno già avviato e sperimentato questo nuovo modo di fare agricoltura, promuovendo l’offerta di servizi assistenziali e occupazionali a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani, bambini) e di aree fragili (montagne e centri isolati) in collaborazione con istituzioni pubbliche e con il vasto mondo del Terzo settore.
L’agricoltura sociale, dunque, cresce nei numeri, contando oltre 4 mila addetti su tutto il territorio nazionale e toccando un valore della produzione di 200 milioni di euro. Dati incoraggianti che ora l’approvazione della legge può solo accelerare.
“Si tratta di un’importante novità nel panorama giuridico agricolo – sottolinea il Presidente nazionale DintoScanavino- che apre nuovi spazi di valorizzazione per le imprese e consolida il rapporto tra le nuove funzioni pubbliche e sociali svolte da agricoltura e cittadini. La sua approvazione è fondamentale e la Cia l’ha fortemente sostenuta, perché una legge nazionale stabilisce delle definizioni, crea un linguaggio, pone limiti, mette a punto strumenti, favorisce una strategia condivisa, orienta l’attività legislativa delle Regioni”. Ora infatti, continua il presidente della Confederazione, “bisogna subito approfittare della legge nazionale per mettere a punto le leggi regionali, magari prendendo a riferimento le cose buone scritte da quelle Regioni che hanno già legiferato” nonché “sostenere i vari assessorati regionali all’Agricoltura a essere i veri protagonisti e non demandare ad altri”.
E’ una occasione che si offre al settore pubblico per una migliore organizzazione della spesa pubblica, per coprire con adeguati servizi le zone rurali, per riportare in un ambiente caratterizzato dai valori del mondo agricolo i bambini e i soggetti deboli della società.
Nello specifico, l’accoglienza degli anziani e dei disabili, la formazione dei bambini, gli agriasili, ma anche l’inserimento ed il reinserimento di diversi soggetti nel mondo del lavoro sono le potenzialità dell’agricoltura sociale. In questo ambito rientrano le attività che prevedono:
• l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale;
• prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura;
• prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante;
- iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche.