Di fronte ai nuovi dati allarmanti forniti dal presidente dell’Istat, Antonio Golini, nel corso di un’audizione al Senato, sul raddoppio dal 2007 al 2012 del numero degli italiani in povertà assoluta, passando da 2,4 a 4,8 milioni, di cui quasi la metà risiede al Sud, lo scontro polemico di cifre tra SEL e M5S sul reddito minimo dovrebbe far arrossire chi, per strappare qualche voto in più, punta al rialzo dell’aiuto economico da erogare alle famiglie che vivono sulla soglia della povertà. Lo sostiene il commissario regionale di IdV Gaetano Cantisani aggiungendo che fa bene il candidato Presidente Marcello Pittella a rifiutare il gioco al rialzo (600 euro o 400 euro al mese per i poveri) che denota totale insensibilità sociale sul dramma di tantissime famiglie per rinviare ad un approfondimento di misure e provvedimenti da attivare con le royalties del petrolio e in parte con i fondi Ue.
Negli anni passati è stato sperimentato il Reddito di Cittadinanza Solidale (Programma COPES) per poche migliaia di famiglie; la misura di tutela sociale – continua Cantisani – non è sufficiente e va superata attraverso l’introduzione di una misura che, comunque si voglia chiamare, deve andare incontro alle nuove e vecchie emergenze sociali. Inoltre, si può rafforzare l’introduzione di tariffe sociali per i servizi essenziali ed accrescere i servizi di assistenza domiciliare agli anziani.
Sempre l’Istat ci comunica che il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è sceso in termini correnti del 2%, mentre il potere d’acquisto è diminuito del 4,7%, toccando così il calo peggiore dal 1990, inizio delle serie. Anche la propensione al risparmio abbia toccato i minimi da 22 anni. Dunque – afferma l’esponente di IdV – la condizione drammatica delle famiglie non ammette demagogia e improvvisazione ma richiede una serie di politiche che pure la precedente Giunta Regionale aveva individuato con uno specifico programma che ha trovato solo parziali attuazioni. Le responsabilità sono innanzitutto del Governo perché il welfare è un settore che risente troppo di dichiarazioni di principio e manifesti programmatici che spesso non trovano alcun riscontro in termini di risorse ma anzi registrano segnali preoccupanti. E’ il caso proprio delle politiche nazionali per la famiglia che in questi anni hanno subito un drastico ridimensionamento. La contrazione del fondo per le politiche della famiglia è stata di quasi il 50% per l’anno 2011 e per l’anno 2012 fino a far diventare l’entità delle risorse previste nel 2013 pari ad un terzo di quelle stanziate nel 2010 lasciando in troppi casi il volontariato da solo a fronteggiare gli aiuti.