Maurizio Tauro, delegato Giovani Centro Democratico nel Forum Regionale Giovani Basilicata: “il Primo Maggio dei 50mila Giovani Lucani Neet”.
Gli oltre 50mila giovani lucani Neet – che non studiano e hanno smesso di cercare lavoro – come i 13.100 iscritti a Garanzia Giovani (di cui 7.500 “presi in carico”) riconoscono nel Primo Maggio il “concertone” più che un impegno di Cgil, Cisl, Uil verso le proprie condizioni di vita. E’ innegabile il senso di sfiducia per il sindacato da parte dei giovani che parteciperanno in massa al primo Maggio, in Piazza San Giovanni, a Roma. Troppo flebile il messaggio che si vorrebbe offrire loro: la speranza in un futuro migliore, in cui solidarietà e lavoro non siano più un miraggio.
Ma i sindacati sanno chi c’è dietro l’acronimo inglese “Not in Education, Employment or Training” ?
Se andiamo a vedere chi sono questi 50mila ragazzi vediamo che sono un universo molto variegato: ci sono i giovanissimi che hanno terminato la scuola dell’obbligo e lavorano in nero, ed è un fenomeno particolarmente importante al Sud; ci sono i demotivati, coloro i quali cioè hanno smesso di cercare un impiego perché dopo il diploma non sono riusciti a entrare subito nel mercato; e infine ci sono i laureati che hanno acquisito competenze risultate subito obsolete per le richieste delle imprese. Profili diversi ma tutti altrettanto problematici. Il rischio è infatti che questi giovani si trasformino nel tempo in disoccupazione strutturale, una componente che nemmeno i contratti più flessibili riuscirebbero a inserire nel mondo del lavoro, con conseguenze a catena anche dal punto di vista pensionistico. Tra i problemi più evidenti relativi al fenomeno, vi è il fatto che la maggior parte dei giovani definiti, appunto, inattivi, sono relativamente invisibili rispetto ai servizi territoriali che non hanno solitamente strumenti specifici per intercettarli come dimostra tutta la delusone del Programma Garanzia Giovani che non va oltre la “presa in carico” niente di meno che con “Patto di servizio”. La prima misura da adottare per ridurre i numeri di questo fenomeno è quindi elaborare strategie condivise per far emergere questi giovani dall’invisibilità.
Da un’indagine dell’ISFOL sulla dispersione formativa è emerso che a fronte della diffusa presenza sul territorio dei servizi di orientamento, solo una percentuale bassissima di ragazzi e famiglie utilizza tale supporto. Quello che i numeri non dicono sono, infatti, i motivi per cui un giovane smette di studiare e di cercare lavoro, sono i percorsi che lo hanno portato in un limbo di inattività cronica, sono le difficoltà strutturali e sistemiche del mercato del lavoro italiano e che sono concause del problema.
Per questa ragione è necessario, oggi, intervenire quanto prima con misure di accompagnamento per rintracciarli, motivarli e reindirizzarli in percorsi formativi e lavorativi. Di qui la necessità – per sindacato, istituzioni e politica – di occuparsi dei ragazzi e delle ragazze e favorire il loro ingresso nel mercato del lavoro attraverso la creazione di percorsi virtuosi, in grado di essere valido sostegno per l’occupazione giovanile. In questo senso le reti di supporto e i servizi di orientamento possono essere determinanti.
E la Regione Basilicata? Abbiamo letto del “maestro artigiano” introdotto per attrarre giovani nelle botteghe e nei laboratori ma anche che, proprio alla vigilia di questo primo maggio, la Regione Lazio rilancia la seconda edizione di ”Torno subito”, il progetto finanziato con le risorse del Fondo sociale europeo 2014-2020, che consente a laureati o laureandi di entrare nel mondo del lavoro.
La Regione Lazio investira’ 96 milioni di euro fino al 2020 per sostenere 8 mila ragazzi, tra i 18 e i 35 anni, che partiranno per altre regioni d’Italia o all’estero per svolgere progetti formativi finanziati dalla Regione Lazio con 12 milioni di euro. Da noi sarebbe il caso di parlare di progetto “Non torno più” per esprimere il senso di frustrazione dei nostri ragazzi. Ci sarà pure un motivo se in Basilicata nel 2014 sono nate solo sei start up innovative di giovani ed appena una nel primo trimestre del nuovo anno.
Primo Maggio, Giuseppe Potenza, segretario regionale DC-Libertas Basilicata: “Un grande patto sociale anche per la nuova giunta regionale che verrà”.
Per ricostruire la speranza di lavoro occorre ripartire dal “messaggio” lanciato a Matera, nel mese di marzo scorso, dal Movimento Cristiano Lavoratori in direzione di un grande patto sociale tra governo e corpi intermedi seguendo lo stesso percorso a livello regionale in modo da superare l’attuale fase inadeguata di concertazione sociale di cui la nuova giunta regionale, a cui sta pensando il Presidente Pittella, deve tenere prioritariamente conto.
Più lavoro e più qualità del lavoro sono dunque i parametri su cui misurare una prospettiva positiva di futuro per superare una crisi che, non essendo solo economica, si potrà risolvere solo con la centralità restituita alle persone e alle loro esigenze vitali ed il modo per perseguire tale obiettivo è proprio il lavoro, dignitoso e per tutti. Lo dice chiaramente papa Francesco in tutte le occasioni pubbliche nelle quali ha avuto modo di parlare di questo tema fondamentale. Un tema sul quale egli ritorna sistematicamente, non solo nella Evangelii Gaudium ma anche in occasione delle sue visite pastorali, aprendo uno squarcio che consente di vedere le ragioni profonde della crisi: “la mancanza di lavoro ti porta a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro manca la dignità! E questo è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia; un sistema che ha al centro un idolo che si chiama denaro”.
Infatti, specifica il Papa, “la crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano!”. Ma il Papa non si limita soltanto a un appello; indica anche la strada concreta attraverso cui mobilitarsi e costruire: la strada della solidarietà. Francesco spiega l’urgenza e l’esigenza di “ripensare la solidarietà, non più come semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo e di tutti gli uomini”. Diventa, a questo punto, di tutta evidenza come la strada per una vera, sana ed equilibrata crescita economica debba necessariamente passare attraverso il rovesciamento dei falsi idoli e dei falsi valori che la “finanza globale” impone. Un rovesciamento che Papa Francesco sintetizza magnificamente in una brevissima ed efficacissima frase: “Il denaro deve servire e non comandare”. Questo ripensamento globale di tutto il sistema, secondo la logica della solidarietà, incrocia necessariamente la cruciale questione della partecipazione.
Condivido pertanto la considerazione del Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), Carlo Costalli: “l’occupazione non aumenta per decreti ma favorendo gli investimenti. Tra i nodi da affrontare subito: una seria riforma fiscale che contrasti le troppe tasse e i salari troppo bassi, una risoluta lotta agli sprechi con tagli reali alla spesa pubblica e una decisa ripresa degli investimenti che vanno favoriti con infrastrutture efficienti, rapidità della giustizia civile, una pubblica amministrazione funzionante”.
E infine la legge delega di riforma del terzo settore è una opportunità troppo importante che va colta senza mediazioni al ribasso, evitando che si impantani in beghe ideologiche o passi indietro che non coglierebbero il peso di un mondo che conta 300.000 soggetti, circa un milione di addetti tra dipendenti e collaboratori retribuiti, cinque milioni di volontari, il 4,3% del Pil. Dunque una realtà viva ed anche economicamente rilevante. Inoltre, è vero che la percentuale di Pil dimostra un’ampia capacità di produzione economica che unita alla sorprendente portata innovativa sono sicuramente punti di forza per lo sviluppo e per un contributo determinante all’uscita dalla crisi, ma il terzo settore è anche (se son soprattutto) fitta rete di coesione sociale che è straordinariamente importante in momenti di difficoltà come questi, educazione alla partecipazione, stimolo alla cittadinanza attiva, costruzione di capitale sociale, chiamata di tutti alla responsabilità, partecipazione alla faticosa realizzazione del bene comune che ora sfugge ai più, impegnati nella difesa dei singoli minuti interessi o del piccolo e parziale orticello.