Massimo De Salvo e Roberto Palasciano, rispettivamente presidente di Confapi Matera e presidente di Confapi Taranto, hanno inviato il testo di una lettera aperta indirizzata al Ministro dello Sviluppo Economico Calenda, al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, al presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, all’Arcivescovo di Taranto, Monsignor Filippo Santoro, al presidente nazionale di Confapi, Maurizio Casasco, ai segretari nazionali di Cgil Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo per chiedere un incontro in cui affrontare le questioni relative allo stabilimento Ilva.
Di seguito la nota integrale.
Le piccole e medie imprese pugliesi e lucane si appellano al senso di responsabilità di tutti
Gentili Signori,
la scelta tra la salute e il lavoro non è mai facile, soprattutto se si tratti di tutelare la salute dei cittadini di una grande città come Taranto e se si debba salvaguardare il futuro lavorativo di migliaia di persone.
Tuttavia, paradossalmente forse mai come in questo caso le due posizioni si potrebbero ricondurre all’unità per il semplice fatto che ci sono ingenti capitali disponibili da utilizzare per la salvaguardia dell’ambiente e la ripartenza dell’Ilva.
Confapi Matera e Confapi Taranto, Associazioni che rappresentano numerose piccole e medie imprese dell’indotto Ilva, con centinaia di lavoratori interessati, rivolgono un accorato appello alle parti in causa – il Mise da un lato, la Regione Puglia e il Comune di Taranto dall’altro – perché facciano ogni utile sforzo per recuperare l’armonia e l’unità di intenti, avviando subito un confronto sereno.
Del resto, lo scopo è comune: bonificare e rilanciare l’attività dell’Ilva. Per questo motivo occorre contemperare le esigenze di tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, quindi le osservazioni del Presidente Emiliano e del Sindaco Melucci, con la necessità di realizzare il progetto di Am Investco, che prevede un investimento di 5,3 miliardi di euro.
Confapi Matera e Confapi Taranto, in accordo con la Confapi Nazionale per il tramite del vicepresidente Fabrizio Cellino, esprimono grande preoccupazione per la sorte delle decine di pmi dell’indotto che rappresentano, che vedono a rischio il proprio futuro in caso di blocco del progetto e di rinuncia degli investitori.
Bisogna assolutamente scongiurare di perdere l’occasione di rilanciare il polo produttivo dell’Ilva, salvaguardando la salute e correggendo le incomprensioni legate alla tempistica delle opere di adeguamento ambientale.
Il rischio è di lasciare senza potere d’acquisto 14.000 lavoratori con le loro famiglie, senza contare l’enorme indotto. Il rischio è quello di depauperare un intero territorio e condannarlo a morte certa.
L’incertezza incide anche sui ritardi nei pagamenti dei crediti maturati prima dell’amministrazione straordinaria, circa 180 milioni di euro che stanno mettendo in seria difficoltà le piccole e medie imprese creditrici.
I timori gravano anche sullo sviluppo del Porto di Taranto e sugli investimenti legati al Patto per il Sud.
Si raccolga dunque l’invito del Presidente del Consiglio e del Vescovo di Taranto e si ricostituisca un tavolo con tutte le parti interessate, i soggetti istituzionali, le forze sindacali, la società aggiudicataria della gara. Si abbandonino le strade dei ricorsi che nulla fanno se non allontanare le prospettive future e l’attrattività del Paese dagli investitori esteri.
Siamo convinti che l’alto senso di responsabilità di tutti prevarrà.
Con viva cordialità.
Matera/Taranto, 5 dicembre 2017