“A poche ore dall´ultimatum sul futuro della più grande acciaieria europea, l´UGL Basilicata sente l´esigenza di sollecitare anche le Istituzioni della Basilicata su tale questione per rimarcare che nell´Italsider degli anni 60, oggi Ilva, tra i 12mila dipendenti diretti, senza contare l´indotto, tantissimi sono operai che giornalmente e per anni, pur di non abbandonare le loro famiglie, i loro paesi d´appartenenza, si recano dai paesi del materano verso Taranto ed oggi, la sua chiusura provocherebbe un vero e proprio collasso socio-economico anche per loro”.
E´ quanto dichiarano i segretari provinciale UGL di Matera, Luigi D´Amico ed il regionale Basilicata UGLM, Giuseppe Giordano per i quali, “che le distanze tra azienda da una parte, e magistratura e custodi dall´altra, restino notevoli lo si capisce ma l´UGL Basilicata, a 48 ore dall´ultimatum per avviare le procedure di spegnimento degli impianti, è notevolmente preoccupata. In un momento di grave crisi occupazionale, è impensabile che ancora nel territorio lucano si lascino senza lavoro migliaia di persone, la maggior parte delle quali resterebbe in una situazione disperata e senza alternativa. E´ una prospettiva disastrosa – proseguono i leader UGL -, non solo per Taranto, ma anche per l´economia della Basilicata. Si deve fare tutto il possibile per evitare che questo timore diventi realtà anche se tale vicenda si fa dunque sempre più intricata e complessa. Chiediamo al governatore lucano De Filippo, ed al presidente della provincia di Matera, Stella, di tenere alta l´asticella in cosa si prospetterebbe su tale brutta questione. Il tormentato intrecciarsi di diritto al lavoro e diritto alla salute diventa sempre di più difficile soluzione, ma di certo non può scaricarsi sulle spalle dei lavoratori, che stanno vivendo momenti di tensione davvero insostenibili, e dei cittadini pugliesi e lucani. Vigiliamo – concludono i segretari UGL, D´Amico e Giordano -, la condizione dei lavoratori dell´Ilva ha un´aggravante in più rispetto a quella di altri travolti da una crisi industriale, oggi ci ritroviamo a dare delle risposte ambigue:´nasce prima l´uovo o la gallina?´ ossia, cosa mettere al primo posto, `importante il lavoro o la salute´? Certamente i due aspetti devono andare di pari passo perché gli operai, lucani e pugliesi, non vogliono e non possono perdere il lavoro ma neanche la salute”.
Chiudete quella fabbrica di veleni e basta sottostare a gente che, per 1.000 Euro al mese, accetta di vendere la salute propria e della propria famiglia. A chiacchiere i tarantini dicono che vogliono sia il risanamento ambientale che il lavoro. In realtà interessa solo il secondo, costi quel che costi. A questo prezzo, non c’è lavoro che tenga!