La mancata estensione al settore del commercio della misura di incentivazione, denominata ‘Resto al Sud’, prevista nel decreto Mezzogiorno, a favore dei giovani imprenditori è ancor più incomprensibile nella realtà della Basilicata che è la regione in cui, secondo i dati di Unioncamere, le imprese giovanili hanno particolarmente accelerato il passo nel 2016 rispetto al 2015: +16,7% il saldo tra iscrizioni e cessazioni e +1.078 le imprese. Lo sostiene Confcommercio Imprese Italia Potenza che aggiunge: l’esclusione, infatti, non solo crea una ingiustificata disparità di trattamento tra imprese che operano in settori diversi, ma vanifica anche qualsiasi sforzo per riavviare processi di crescita virtuosi nel Mezzogiorno il cui rilancio non può prescindere da uno sviluppo complessivo di tutto il sistema imprenditoriale. Quella del commercio – prosegue Confcommercio – è dunque un’esclusione inspiegabile e inaccettabile anche perché il supporto incentivante dello Stato ai giovani dovrebbe essere il più trasversale possibile tra i diversi settori economici a tutto vantaggio di una maggiore integrazione tra gli stessi.
Secondo i dati dell’Ufficio Studi Confcommercio in Basilicata al 2016 le imprese con titolari under 35enni sono 6.695 (4.242 in provincia di Potenza e 2.453 in provincia di Matera). In dettaglio a Potenza il saldo positivo è di più 649 unità (più 15,7%) e a Matera di 429 (più 18,3%).E su 100 nuove imprese che si occupano di telecomunicazioni e di servizi di accesso a Internet, nate lo scorso anno, il 52,4% ha alla propria guida giovani di meno di 35 anni. Grazie ai questi nuovi capitani d’azienda, il settore delle telecomunicazione conta oggi 2.200 imprese di giovani, poco meno di un quinto di tutte quelle esistenti. Va forte tra gli under 35 anche il settore finanziario: le 3.400 imprese giovanili iscritte nel 2016 che si occupano di attività ausiliarie (promotori, agenti e broker assicurativi), rappresentano quasi il 50% delle nuove attività fondate in questo comparto. A trazione giovane sono inoltre il 46% delle neonate attività di parrucchieri, barbieri, estetisti (3.756).
Lo zoccolo duro dell’imprenditoria giovanile restano però quattro settori tradizionali. Oltre il 60% delle attività giovanili registrate si concentra infatti nel commercio (174mila imprese), nelle costruzioni (85mila), nel turismo (62mila) e, con sorpresa, considerando la lenta riduzione che sta da tempo conoscendo il settore nel nostro Paese, in agricoltura: 52mila le attività giovanili registrate a fine dicembre, quasi 10mila le iscrizioni nel 2016, oltre un terzo di quelle totali.
In alcuni comparti produttivi l’apporto degli under 35 è ancor più significativo. Analizzando il peso percentuale delle imprese giovanili sul totale delle aziende esistenti a fine 2016, tra le attività di lotterie, scommesse e case da gioco i giovani imprenditori sono 1 su 4; nei servizi postali e attività di corrieri sono 1 su 5. Consistente la presenza di imprese di under 35 anche nelle attività di servizi per gli edifici e il paesaggio (che includono sia le imprese di pulizia sia quelle di giardinaggio), dove i giovani sono oltre il 16% del totale delle imprese registrate; nei servizi alla persona (15,5%); nella ristorazione (15,2%) e nelle attività di supporto per le funzioni di ufficio (15%).
Confcommercio – afferma il presidente Fausto De Mare – auspica, pertanto, che “il Governo sani questa situazione includendo tra le attività economiche beneficiarie dell’agevolazione anche quelle del commercio. Il rischio, concreto, di questa disparità di trattamento tra comparti economici è quello di generare inevitabili ricadute negative sullo sviluppo del tessuto imprenditoriale del territorio”.
Lug 20