Un’interrogazione ai Ministri dell’Economia e delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali è stata presentata dall’on. Cosimo Latronico (FI) sulla grave problematica legata al pagamento dell’imu agricola che in Basilicata riguarderà cittadini dei comuni di Barile, Bernalda, Ferrandina, Ginestra, Grassano, Grottole, Irsina, lavello, Maschito, Matera, Miglionico, Montalbano Jonico, Montemilone, Montescaglioso, Palazzo San Gervasio, Paterno, Pisticci, Pomarico, Rapolla, Ripacandida, Salandra e Venosa. Latronico, nell’evidenziare che “il territorio della Basilicata è considerato area marginale e svantaggiata tanto da essere rientrato nell’obiettivo ‘uno’; che l’intero comparto agricolo sta attraversando uno stato di crisi profonda per l’insostenibilità degli elevati costi di produzione e per l’impossibilità di coprire il tributo dell’imu agricola, i cui effetti altamente negativi, contribuiranno a deprimere un settore fondamentale per l’economia e trainante per la crescita del Paese”, chiede ai due Ministri “ quali valutazioni intendano esprimere, nell’ambito delle rispettive competenze, e se intendano intervenire affinché vengano modificati i criteri previsti dal decreto”. Inoltre il parlamentare lucano chiede ai due esponenti del governo “ se non intendano, alla luce delle criticità evidenziate e facilmente rilevabili dalla tabella ISTAT, attivarsi al fine di ripristinare la precedente qualificazione dei terreni prevista dalla circolare ministeriale n. 9/1993 che prevedeva la totale esenzione dell’ici per i terreni agricoli”.
Confagricoltura Basilicata su esenzione Imu agricola in Basilicata: “Il Consiglio regionale si mobiliti”.
“Ribadiamo che l’Imu sui terreni agricoli è una patrimoniale su beni produttivi, e in alcuni casi anche improduttivi, una penalizzazione insopportabile ed iniqua che pregiudica la sopravvivenza delle imprese del settore” – questa la posizione dei vertici di Confagricoltura Basilicata. La modifica da parte del Governo della norma sull’Imu nelle zone montane, che ha visto la variazione dei criteri di assoggettamento in base alla classificazione ISTAT dei comuni, ha fatto chiarezza ed ha posto riparo ad alcune ingiustizie, purtroppo generandone altre. “In Basilicata risultano esclusi dai comuni parzialmente montani diversi paesi che sono invece collinari a tutti gli effetti. In queste zone i coltivatori diretti e gli Iap dovranno pagare l’Imu anche se rappresentano un’economia agricola che dovrebbe essere tutelata in quanto proprio in questi comprensori vi sono centinaia di piccole aziende che hanno il grande merito di operare per la difesa del paesaggio ed essere anche l’unico baluardo contro il dissesto idrogeologico del territorio; a ciò si aggiunga che la Regione Basilicata è rientrata nelle Regioni a ritardo di sviluppo, “ex Obiettivo 1”, causa l’aumento del tasso di disoccupazione e della soglia di povertà. E’ inaccettabile che si crei, inoltre, una sorta di “discriminazione” tra aziende del medesimo settore produttivo che, semplicemente per l’appartenenza amministrativa ad un comune o ad un altro, pur essendo magari adiacenti, pagano o sono esentate dall’Imu su terreni tra loro confinanti. Non si può buttare dal balcone lo Statuto dei diritti del contribuente! A ciò si aggiunga che oltre al danno vi è la beffa in quanto parte delle risorse per la copertura finanziaria del provvedimento vengono sottratte al ‘pacchetto agricolo’. Urge un impegno di tutta la deputazione parlamentare lucana e dell’intero Consiglio regionale. In Toscana, l’Assemblea regionale ha preso una posizione chiara contro questo nuovo “martirio” per l’agricoltura. Pertanto si chieda al Governo da parte degli organi istituzionali l’immediata sospensione dei pagamenti in attesa della sentenza del Tar Lazio del 17 giugno 2015. Sollecitiamo che nella prossima riunione del Consiglio regionale vi sia la stessa posizione di quello della Toscana con una Mozione sostenuta dall’intero Parlamentino regionale. Non va abbandonato il comparto agricolo ma va sostenuto con iniziative forti e risolutive. Come al chirurgo non può essere tassato il bisturi che serve per operare,così all’agricoltore non può esser tassato il terreno che serve per il proprio operare! La Confagricoltura è pronta sin d’ora a scendere in piazza a difesa dell’Agricoltura!”.
Riportiamo di seguito l’intervento del consigliere comunale del PSI Michele Lamacchia sulla vicenda dell’IMU agricola.
L’applicazione del Decreto ministeriale emesso il 28 novembre 2014 dai Dicasteri dell’Economia, dell’Interno e delle Politiche Agricole ha ampliato il raggio di azione dell’IMU a tutti i terreni, esentando solo i comuni la cui altimetria è superiore a 600 metri.
E’ fuori dubbio che l’applicazione di questa imposta rappresenta un incomprensibile macigno catapultato sui cittadini possessori di fondi agricoli, già agonizzanti per le evidenti e ben conosciute difficoltà del settore primario. Problematiche che stanno portando all’abbandono sistematico e continuo di migliaia di ettari, con ripercussioni ambientali di notevole rilevanza sul territorio.
Ancora più grave se si pensa che da un lato si cerca di incentivare il presidio del territorio, stimolando i giovani ad insediarsi in un mondo, quello agricolo, difficile e scarsamente remunerativo, fatto di enormi sacrifici e di altrettanti scarsi risultati visti i sempre maggiori costi di produzione che assottigliano sempre di più i già risicati margini economici, dall’altro si applicano imposte che mettono letteralmente in ginocchio le iniziative di impresa. Questa scelta governativa denota una inesistente conoscenza della realtà agricola nazionale, ancora di più delle aree svantaggiate, soggette ad un continuo e inarrestabile flusso negativo di abbandono e spopolamento delle campagne. Inoltre l’esenzione totale dell’IMU per i terreni agricoli montani non fa altro che incrementare l’imposizione trasferendo il peso del gettito fiscale sugli altri comuni, molti dei quali insistono in aree svantaggiate e fortemente esposte a fenomeni di dissesto idrogeologico e spopolamento».
Con questo assurdo gioco delle tre carte lo Stato toglie linfa ai Comuni, decurtando i trasferimenti, e obbligandoli a rivalersi sui cittadini per recuperare i minori gettiti.
E’ indispensabile che le organizzazioni agricole prendano, univocamente, una posizione netta contro questa scelta governativa perché questa imposizione determinerà in tutto il settore agricolo gravi ripercussioni visto il notevole indebitamento della maggior parte delle aziende del nostro territorio regionale decretando la condanna a morte delle stesse.