Un’altra amara sorpresa si profila all’orizzonte per i contribuenti italiani. I lavoratori dipendenti e i pensionati rischiano di pagare oltre 700 milioni di euro in più per l’Imu. A determinare questa nuova “mannaia” sono le nuove norme contenute nel recente decreto (dl 35/13) che sblocca i debiti della Pubblica amministrazione. Un provvedimento che nasconde un ulteriore e gravoso appesantimento degli oneri amministrativi e burocratici per i cittadini. Un esborso che si raddoppia se si calcolano i costi che dovranno sostenere anche le imprese.
A denunciarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che, facendosi carico dei disagi evidenziati dal proprio Centro di Assistenza fiscale (Caf-Cia), stigmatizza le modifiche apportate che ancora una volta sono tese a semplificare o ad agevolare il lavoro degli enti a discapito dei contribuenti.
Oltre alla pretesa di obbligare i cittadini a fare due calcoli distinti per il versamento dell’imposta, prima in acconto e poi a saldo per l’Imu, la Cia contesta il fatto che è stata lasciata mano libera ai comuni per modificare, nel corso dell’anno, le aliquote senza alcuna limitazione. In questo modo, si raddoppiano gli oneri amministrativi a carico dei cittadini e delle imprese. Il decreto sblocca debiti, riscrivendo il comma 13 bis dell’articolo 13 del dl 201/11, infatti, non solo ha posticipato al 16 maggio la scadenza della pubblicazione di delibere-regolamenti comunali sul portale del federalismo fiscale, ma – aggiunge la Cia – ha modificato anche il sistema di calcolo delle rate dell’Imu.
A seguito delle modifiche introdotte, la prima rata (con scadenza 17/06/2013) deve essere pagata in base alle aliquote e detrazioni delle delibere/regolamenti pubblicati sul portale del federalismo fiscale entro il 16 maggio 2013; in caso di mancata pubblicazione entro tale data, il versamento della prima rata – sottolinea la Cia – è determinato in misura pari al 50 per cento dell’Imu dovuta sulla base delle aliquote/detrazione dell’anno precedente.
La seconda rata (con scadenza 16/12/2013) – ricorda ancora la Cia – deve essere eseguita, a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, in base alle aliquote e detrazioni delle delibere-regolamenti pubblicati sul portale del federalismo fiscale entro il 16 novembre 2013; in caso di mancata pubblicazione entro la data fissata, si applicano le delibere/regolamenti pubblicati entro il 16 maggio dell’anno di riferimento, oppure in mancanza, quelli adottati l’anno precedente.
I comuni hanno, quindi, la facoltà di inserire ulteriori delibere per modificare le aliquote in sede di seconda rata e il contribuente – avverte la Cia – sarà tenuto a verificare questa opzione prima di procedere al pagamento del saldo, vedendosi peraltro preclusa la possibilità di pagare l’Imu in un’unica soluzione. Tale macchinoso sistema di calcolo, oltre ad essere prevedibile fonte di numerosi errori, crea notevoli disagi per i contribuenti, i quali – sostiene la Cia – non solo non possono ottenere il servizio di liquidazione dell’Imu in sede di assistenza fiscale per la redazione del modello 730 (come, invece, avveniva per l’Ici), ma non potranno contare su tariffe di elaborazioni Imu inferiori, stante la mole di lavoro che viene riversata sui soggetti deputati a fornire loro assistenza fiscale.